BORSA DI LAVORO n. 1

BANDO DI PROCEDURA COMPARATIVA PUBBLICA PER TITOLI PER L’ATTRIBUZIONE DI N. 1 BORSA DI LAVORO AVENTE AD OGGETTO:

Collaborazione alle attività della SAIC: gestione della segreteria

 

 

IL PRESIDENTE DELLA SAIC

 

 

Consultato il consiglio scientifico;

Visto il progetto “La Biblioteca “Sabatino Moscati” da Tunisi al Museo di Cartagine: innovazione e formazione scientifica in Tunisia per la tutela e la valorizzazione del patrimonio archeologico e culturale;

Considerata l’intensa attività culturale della SAIC;

Accertata la copertura finanziaria sul bilancio della SAIC

 

 

 

DECRETA

 

 

Articolo 1

È indetta una procedura comparativa pubblica, per titoli per l’attribuzione della seguente borsa di lavoro:

 

Oggetto dell’attività

Il borsista sarà inserito nella segreteria organizzativa delle attività culturali della SAIC, quali conferenze, seminari e congressi. Dovrà inoltre fornire assistenza nelle fasi di preparazione dei progetti e delle richieste di finanziamento per le attività culturali della SAIC come convegni di studio, missioni archeologiche, pubblicazioni di volumi, ecc. Dovrà collaborare a curare la rete di rapporti della SAIC con le Istituzioni tunisine (INP, AMVPPC, Università), il MAECI, l’Istituto italiano di cultura di Tunisi, le Università italiane ed europee, le Soprintendenze. Dovrà fornire assistenza nell’organizzazione delle attività scientifico-culturali e didattiche per studenti maghrebini come corsi di specializzazione e master.  Il borsista coadiuverà il Consiglio scientifico per il bilancio dell’attività svolta nel 2020, per le rendicontazioni e i progetti.

 

Durata e compenso

La Borsa avrà una durata di 8 mesi (01/04/2020 – 31/12/2020). L’importo della borsa è pari a complessivi Euro 1.000,00 (mille/00), comprensivi degli oneri di legge a carico del percipiente.

 

Articolo 2

Per la partecipazione al concorso sono richiesti, alla data di scadenza del termine utile per la presentazione delle domande di ammissione alla procedura comparativa, i seguenti requisiti di accesso:

 

Requisiti di accesso

Laurea Specialistica o laurea a ciclo unico in discipline storico-archeologiche.

 

 

Articolo 3

Costituiranno titoli valutabili

 

  • Diploma di Dottorato di ricerca e/o diploma di Scuola di Specializzazione in discipline storico-archeologiche;
  • esperienza pregressa documentabile (partecipazione comitati di redazione, coordinamento editoriale e congressuale).
  • pubblicazioni scientifiche di argomento storico-archeologico;
  • ulteriori titoli inerenti alla natura della borsa.

 

Articolo 4

La domanda di partecipazione alla procedura comparativa, debitamente sottoscritta dal candidato, redatta in carta semplice in conformità allo schema esemplificativo di cui all’allegato, deve essere indirizzata al Presidente della SAIC:

 

Attilio Mastino

Società Scientifica Scuola Archeologica Italiana di Cartagine

Palazzo Segni

Viale Umberto I, 52

I- 07100 Sassari

 

  1. A) invio a mezzo raccomandata postale con avviso di ricevimento;
  2. B) consegna manuale, esclusivamente dal lunedì al venerdì dalle ore 09.30 alle ore 13.00 ad esclusione dei giorni festivi e prefestivi.

Nei casi succitati la domanda di partecipazione, pena l’esclusione, dovrà pervenire in plico sigillato che dovrà riportare, oltre al nome, cognome e indirizzo del concorrente, la seguente dicitura: <<N. 1 Borsa di lavoro per attività ‘segreteria’ SAIC 2020>>

 

Le domande di partecipazione alla procedura comparativa dovranno pervenire entro e non oltre il giorno 29 febbraio 2020, ore 10:00. La commissione giudicatrice delibererà la settimana successiva. 

 

Non saranno ammessi alla procedura comparativa gli aspiranti le cui domande dovessero pervenire, per qualsiasi motivo, dopo la scadenza indicata.

In caso di spedizione tramite raccomandata, non farà fede il timbro postale ma la data di protocollazione dell’Ufficio.

 

 

Articolo 5

Nella domanda, il candidato deve dichiarare sotto la propria responsabilità, a pena di esclusione, oltre al bando di concorso cui intende partecipare:

  1. il nome e il cognome;
  2. la data e il luogo di nascita e il codice fiscale;
  3. il comune di residenza e l’indirizzo;
  4. il possesso dei requisiti richiesti all’art. 2 del presente bando;
  5. il possesso di ulteriori titoli valutabili indicati all’art. 3 del presente bando;
  6. la cittadinanza della quale è in possesso;
  7. conoscenza dei principali strumenti informatici (elaborazione testi, foglio elettronico, banche dati, internet, posta elettronica);
  8. le eventuali condanne penali riportate (anche se sia stata concessa amnistia, condono, indulto o perdono giudiziario, e i procedimenti penali eventualmente pendenti a carico);
  9. il godimento dei diritti civili e politici;
  10. l’idoneità fisica all’impiego;
  11. gli eventuali servizi prestati presso pubbliche amministrazioni e le cause di risoluzione dei precedenti rapporti di impiego;
  12. di non essere stato destituito o dispensato dall’impiego presso una pubblica amministrazione e di non essere stato dichiarato decaduto da altro impiego statale per averlo conseguito mediante produzione di documenti falsi o viziati da invalidità;
  13. conoscenza della/e lingua/e straniera/e se previsto nel bando.

 

I cittadini che non sono in possesso della cittadinanza italiana devono inoltre dichiarare:

  1. di godere dei diritti civili e politici anche negli stati di appartenenza o di provenienza;
  2. di essere in possesso, fatta eccezione della titolarità della cittadinanza italiana, di tutti gli altri requisiti previsti per i cittadini della Repubblica;
  3. di avere adeguata conoscenza della lingua italiana e di eventuali altre lingue.

 

Nelle domande deve essere indicato il recapito che il candidato elegge ai fini del concorso e ogni eventuale variazione deve essere comunicata tempestivamente all’indirizzo dell’Ufficio a cui è stata indirizzata la domanda. Deve, inoltre, essere indicato il numero telefonico e l’eventuale indirizzo e-mail.

Il candidato dovrà allegare alla domanda:

  1. documentazione attestante titoli di studio e professionali richiesti nel presente bando;
  2. curriculum vitae;
  3. copia fotostatica del documento di identità;
  4. copia fotostatica del codice fiscale.

 

La firma in calce alla domanda non richiede autenticazione.

I candidati possono dimostrare il possesso dei titoli di studio e professionali richiesti nel presente bando, mediante la forma semplificata delle certificazioni amministrative consentite dagli artt. 46 e 47 del DPR 445 del 28/12/00.

 

La SAIC si riserva la facoltà di procedere a idonei controlli sulla veridicità del contenuto delle dichiarazioni sostitutive.

La SAIC non assume alcuna responsabilità per il caso di dispersione di comunicazioni dipendente da inesatte indicazioni della residenza o del recapito da parte del candidato o da mancata oppure tardiva comunicazione del cambiamento degli stessi né per eventuali disguidi postali o telegrafici non imputabili a colpa della SAIC stessa o comunque imputabili a fatto di terzi, a caso fortuito e a forza maggiore.

 

Articolo 6

La Commissione giudicatrice è nominata dal Presidente della SAIC ed è composta da tre componenti fra cui il Presidente stesso e da due soci della SAIC. Le funzioni di segretario verbalizzante saranno affidate al componente più giovane.

 

Ai fini della valutazione la commissione dispone di 100 punti complessivi, per la valutazione dei titoli.

Prima dell’apertura dei plichi contenenti le domande di partecipazione alla selezione, la commissione stabilisce le modalità di valutazione del curriculum, dei titoli, nonché l’eventuale punteggio minimo che i candidati devono raggiungere per essere utilmente collocati in graduatoria. Al termine dei lavori la commissione esaminatrice formula, sulla base della valutazione dei titoli, una graduatoria di merito degli idonei al fine dell’attribuzione della borsa messa a concorso. La commissione è tenuta ad evitare situazioni di merito ex aequo. Gli atti sono approvati, con proprio decreto, dal Presidente della SAIC.

 

Articolo 7

Ai fini del giudizio di merito, la commissione terrà conto in primo luogo della congruità del percorso formativo proposto dal candidato, nonché dei titoli scientifici o di altri titoli eventualmente presentati e dell’adeguatezza del curriculum rispetto alle attività previste.

 

Articolo 8

La borsa sarà attribuita con apposito provvedimento del Presidente.

La borsa eventualmente resasi vacante potrà essere conferita dal Presidente della SAIC al primo candidato in posizione utile nella graduatoria degli idonei, con scadenza uguale a quella della borsa originaria.

 

Articolo 9

La Borsa avrà una durata di 8 mesi (01/04/2020 – 31/12/2020) per un importo lordo di Euro 1.000,00 (mille/00).

Dall’importo della borsa andranno decurtati gli oneri necessari per attivare la copertura assicurativa per danni a terzi (R.C.T.) e la polizza infortuni poiché la natura dell’incarico comporta l’accesso ai locali o l’uso di mezzi e strutture dell’Università, e non è prevista da normativa di legge la copertura assicurativa infortuni presso l’Inail. Il pagamento della borsa sarà effettuato entro il 31 luglio 2020 con un acconto pari al 50% e entro il 31 dicembre 2020 a saldo, dietro presentazione di una relazione sulle attività svolte controfirmata dal responsabile scientifico.

 

Articolo 10

Il borsista ha l’obbligo di svolgere le attività seguendo le indicazioni del responsabile scientifico del progetto di ricerca, Prof. Attilio Mastino.

 

Articolo 11

La borsa può essere revocata per giustificato motivo qualora il Presidente della SAIC ne faccia richiesta per iscritto al Consiglio scientifico della SAIC.

In caso di rinuncia o impossibilità a proseguire l’attività, l’assegnatario perde il diritto alla borsa a far data dalla rinuncia o dalla accertata impossibilità.

In caso di breve interruzione per giustificato motivo, il termine per il completamento dell’attività per la quale è attribuita la borsa può essere prorogato per un eguale periodo di tempo dal Presidente della SAIC.

 

Articolo 12

La borsista in gravidanza deve comunicare il proprio stato al servizio di prevenzione e protezione e al Presidente della SAIC.

In collaborazione con il medico competente sono indicate le eventuali azioni per evitare qualunque rischio indebito.

Lo svolgimento delle attività è interrotto obbligatoriamente a partire dai due mesi precedenti la data presunta del parto e per i tre mesi successivi, ovvero dal mese precedente la data presunta del parto e per i successivi quattro mesi se autorizzata dal medico specialista del servizio sanitario nazionale e dal medico competente.

Lo svolgimento delle attività è interrotto obbligatoriamente, altresì, qualora risulti un’esposizione a rischi che possono compromettere lo stato di salute della madre e/o del nascituro fino a sette mesi dopo il parto; se possibile, sentito il medico competente, le borsiste in gravidanza sono adibite ad attività che non comportino rischio particolari. Relativamente al periodo di astensione obbligatoria per maternità, la scadenza della borsa potrà essere differita dell’effettiva durata dell’interruzione, compatibilmente con la scadenza del finanziamento.

 

Articolo 13

I candidati dovranno provvedere a proprie spese, entro trenta giorni dalla data di pubblicazione della graduatoria di merito, al recupero dei titoli e delle pubblicazioni inviate alla SAIC. Trascorso il periodo indicato, la SAIC non sarà responsabile in alcun modo della conservazione del materiale suddetto.

 

Articolo 14

La borsa può essere confermata fino ad un massimo di 1 mese, previo parere del responsabile scientifico del progetto il quale attesti che il borsista abbia compiuto con regolarità ed in modo soddisfacente ai propri compiti; detta conferma è naturalmente subordinata all’esistenza di adeguata copertura finanziaria.

 

Articolo 15

I dati personali trasmessi dai candidati con le domande di partecipazione alla procedura selettiva sono trattati esclusivamente per le finalità di gestione della presente procedura e degli eventuali procedimenti di attribuzione della borsa in questione.

Il conferimento di tali dati è obbligatorio ai fini della valutazione dei requisiti di partecipazione, pena l’esclusione dalla selezione.

 

Articolo 16

Il presente bando sarà reso pubblico mediante pubblicazione sul sito www.scuolacartagine.it e circolare ai soci.

 

Articolo 17

Ai sensi di quanto disposto dalla Legge 241/90 Art. 5, il Responsabile del

procedimento del presente avviso è il Prof. Attilio Mastino, Presidente della SAIC.

 

 

                                                                                       Attilio Mastino

                                                                                           Presidente

Sassari, 7 febbraio 2020

L’ATTIVITA’ DELLA SAIC NEL 2019

http://ojs.unica.it/index.php/caster/index
issn 2532-1110; doi: 10.13125/caster/3969

 

S.A.I.C.

Società Scientifica

Scuola Archeologica Italiana di Cartagine

Documentazione, Formazione e Ricerca

_________________

 

 

LA SCUOLA ARCHEOLOGICA ITALIANA DI CARTAGINE NEL 2019:

ATTIVITÀ E PROSPETTIVE DI RICERCA

a cura di Alberto Gavini (socio fondatore SAIC)

 

 

  1. PREMESSE

Il 2019 rappresenta per la Scuola Archeologica Italiana di Cartagine (SAIC) un anno di grande importanza sotto molti punti di vista. Il primo è rappresentato dal fatto che il 22 febbraio la SAIC ha compiuto tre anni, durante i quali è cresciuta come numero di Soci passando da alcune decine di fondatori a circa 150 iscritti, fra i quali vi sono non solo specialisti a vario titolo delle discipline antichistiche che lavorano e hanno lavorato in contesti nord africani, ma anche istituti e centri di ricerca. In questo triennio, la SAIC ha consolidato il proprio ruolo di partner privilegiato per le attività storico-archeologiche in corso di svolgimento o in fase di progettazione nel Maghreb. Sono sempre più numerosi infatti gli inviti ricevuti a collaborare a progetti di ricerca.

Cartagine e la sua storia, d’altro canto, continuano ad avere ancora oggi un grande fascino agli occhi del grande pubblico internazionale: lo testimoniano ad esempio gli articoli e soprattutto le copertine di riviste come Histoire. De l’Antiquité à nos jours, Archeologia Viva e Archeo. Per non parlare della mostra Carthago. Il mito immortale che è stata inaugurata il 26 settembre scorso a Roma, nel Parco archeologico del Colosseo. Era presente  alla cerimonia il Presidente della SAIC, Attilio Mastino, che ha anche collaborato per la parte romana al catalogo dell’esposizione ed ha potuto incontrare Mohamed Zinelabidine, Ministre des Affaires Culturelles, Kamel Bchini, direttore generale dell’Agence de Mise en Valeur du Patrimoine et de Promotion Culturelle, Faouzi Mahfoudh, direttore generale dell’Institut National du Patrimoine, la direttrice del museo di Cartagine Fatma Naït Yghil, l’ex Direttore Moncef Ben Moussa, Hamden Ben Romdhanee altri colleghi tunisini, l’Ambasciatore della Tunisia in Italia Moez Sinaoui.

A dimostrazione della notevole vitalità editoriale della SAIC, si deve notare che il volume Carthage. Maîtresse de la Méditerranée, capitale de l’Afrique (edito nel 2018 a cura dei Soci Samir aounallah e Attilio Mastino, realizzato dalla Agence de Mise en Valeur du Patrimoine et de Promotion Culturelle della Tunisia con il contributo della SAIC e con la partecipazione di molti soci alla stesura dei testi) ha riscosso un grande favore da parte non solo degli specialisti ma anche delle Autorità tunisine; lo dimostra il fatto che il Ministre des Affaires Culturelles tunisino, Mohamed Zinelabidine, ne ha offerto una copia all’Ambasciatore italiano a Tunisi Lorenzo Fanara in occasione di un loro incontro tenutosi nel mese di gennaio.

Sempre agli inizi del 2019, il Presidente Onorario Piero Bartoloni e il Segretario Sergio Ribichini hanno rilasciato un’intervista di presentazione del volume Carthage. Maîtresse de la Méditerranée, capitale de l’Afrique al giornalista Emanuele Gentile, pubblicata on line su “Giro di vite”, il 25 Febbraio 2019 (http://www.girodivite.it/Cartagine-maestra-e-capitale-del.html?fbclid=IwAR30j4Qor7uwzF41hFm9sh2cY8zKSg2rkYRa9GElv_MbLONisjQoMVTOzeo). Questo stesso volume è stato presentato il 6 giugno ai soci del Rotary Club Sassari, presso l’Hotel Grazia Deledda di Sassari, il volume Carthage. Maîtresse de la Méditerranée, capitale de l’Afrique, con gli interventi di Raimondo Zucca e Marc Mayer.

Il 17 febbraio è stata commemorata a Tunisi la figura di Habib Ben Hassen, lo scomparso collega tunisino che per anni aveva curato importanti siti, come Oudhna e Aïn Tounga.

Il 4 marzo a Cagliari Attilio Mastino ha tenuto – per gli Amici del libro – una conferenza dal titolo “Novità dalle indagini archeologiche in Tunisia”.

Il 10 marzo a Bishoftu (Etiopia) è scomparso il nostro carissimo Sebastiano Tusa nel tragico incidente aereo delle Ethiopian Airlines, partito da Addis Abeba con destinazione Nairobi dove era diretto per prendere parte ad un progetto dell’UNESCO. Amico della Scuola Archeologica Italiana di Cartagine, Tusa è stato compagno di tante avventure con Pier Giorgio Spanu, Raimondo Zucca e i loro allievi, tra Pantelleria, il Nord Africa, la Sardegna, la Sicilia (da Mozia alle Isole Egadi, dove ha ritrovato i celebri rostri delle navi affondate nella battaglia vinta da M. Lutazio Catulo nel 241 a.C. alla fine della prima guerra punica). L’illustre studioso è stato commemorato dal Presidente della SAIC nell’Assemblea della Società riunita a Roma il giorno 5 aprile.

In tale data, e subito dopo lo svolgimento della Assemblea dei Soci, è stato presentato ufficialmente in Roma (presso l’aula “Odeion” del Dipartimento di Scienze dell’Antichità nell’edificio della Facoltà di Lettere e Filosofia – Sapienza, Università di Roma, Piazzale Aldo Moro, 5) il volume Carthage. Maîtresse de la Méditerranée, capitale de l’Afrique, del quale si è detto più sopra. Ha moderato la seduta il prof. Savino Di Lernia che a nome della SAIC ha ringraziato anzitutto le autorità per avere accettato l’invito a partecipare all’evento. Il prof. Giorgio Piras, Direttore del Dipartimento di Scienze dell’Antichità della Sapienza Università di Roma, ha poi rivolto ai presenti un indirizzo di saluto. Ha preso quindi la parola S.E. Moez Sinaoui, Ambasciatore di Tunisia in Italia, con espressioni di elogio e forte interesse per le attività promosse dalla SAIC in collaborazione con i colleghi tunisini. È successivamente intervenuto il Consigliere Francesco Tafuri, Direttore dell’Ufficio VI – “Cooperazione culturale in ambito multilaterale, missioni archeologiche”, della Direzione Generale per la Promozione del Sistema Paese (Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale), che ha sottolineato le stringenti motivazioni della radicata e stretta partecipazione del Ministero italiano con gli studiosi impegnati nella cooperazione culturale e specificamente archeologica sulle due sponde del Mediterraneo. La presentazione del libro Carthage. Maîtresse de la Méditerranée, capitale de l’Afrique è stata svolta dalla prof.ssa Maria Antonietta Rizzo (Università di Macerata) ed è pubblicata nelle sedi editoriali della SAIC. Nell’occasione e in successive occasioni la Scuola ha distribuito un centinaio di copie del volume agli autori, a Soci, a varie Autorità e Istituzioni.

Il 6 giugno, Sergio Ribichini è intervenuto al “Macro Asilo” di Roma alla cerimonia di inaugurazione della IX edizione di Cerealia, la festa dei cereali, dove, alla presenza dell’ambasciatore di Tunisia in Italia, S.E. Moez Sinahoui, ha presentato con Leila El Houssi un intervento dal titolo “La Tunisia e il suo patrimonio culturale, dalla fenicia Cartagine ad oggi”.

Sul piano divulgativo vanno parimenti segnalate varie iniziative specifiche. Alcuni soci della SAIC hanno in effetti presentato Cartagine e i suoi tesori in vari articoli e saggi monografici, ad esempio sulle riviste italiane Archeologia Viva (Habib Baklouti e Umberto Pappalardo) e Archeo (Mustapha Khanoussi). Una monografia di Archeo è stata pubblicata in dicembre, a cura di Sergio Ribichini con la partecipazione di vari altri Soci della SAIC. Membri della nostra Società figurano anche tra gli autori del catalogo della mostra Carthago, sopra citata (Samir Aounallah, Sandro Filippo Bondì, Jacopo Bonetto, Massimo Botto, Attilio Mastino, Francesca Spatafora).

 

  1. ATTIVITA’

L’anno si è aperto con un articolo pubblicato sul “Corriere della Sera” il 2 gennaio, nel quale veniva presentato il progetto intitolato Un ponte di libri. La Biblioteca Sabatino Moscati a Tunisi e le pubblicazioni della SAIC: formazione, documentazione e promozione archeologica e culturale in Tunisia. Per la realizzazione di tale progetto in data 11 febbraio u.s. la Fondazione di Sardegna ha ufficializzato la concessione di un contributo alla Società di € 23.000, quale intervento per il progetto La Biblioteca “Sabatino Moscati” a Tunisi e le pubblicazioni della SAIC: formazione, documentazione e promozione archeologica e culturale in Tunisia. Sono stati liquidati un acconto di € 15.000 e un successivo acconto di € 3.500. Manca, alla data del 31.12,2019, il saldo di € 3.500.

Si è così ripreso e ampliato il precedente progetto Cartagine. Attività di formazione e promozione culturale in Tunisia, finanziato dallo stesso ente nel 2018 con € 12.000. Partendo dalla realizzazione di una biblioteca specialistica fin qui accolta presso l’AMVPPC a Tunisi e che a fine novembre è stata collocata nella sede definitiva sulla collina di Byrsa presso il Museo archeologico di Cartagine, ci si propone di istituire un laboratorio di formazione a tecniche avanzate di gestione, documentazione e comunicazione del patrimonio e dei beni culturali, con le esperienze di Cartagine, Thignica, Uchi Maius, Zama, Neapolis, Uthina, Althiburos, ecc., per studenti e giovani ricercatori tunisini e italiani. Già 20 studenti dell’Università degli studi di Sassari hanno partecipato al progetto nel mese di dicembre 2018, usufruendo per le spese di trasferimento, vitto e alloggio a Tunisi di un contributo di € 5.000 dell’ERSU e di uno di € 3.000 dell’Istituto Italiano di Cultura di Tunisi (IICT). Nell’occasione hanno potuto assistere all’Assemblea della Scuola Archeologica di Cartagine e al XXI Convegno de L’Africa Romana. Col contributo della Fondazione di Sardegna per il 2019, inoltre, è stata garantita la copertura di una borsa di lavoro di € 5.000, assegnata per il coordinamento delle attività della SAIC e del progetto Biblioteca Moscati, di sette borse di studio per giovani tunisini di € 1.000 ciascuna, e di varie altre iniziative.

Nel mese di luglio, alcuni membri del Consiglio Scientifico della SAIC hanno visitato con Samir Aounallah i lavori per la realizzazione al piano terra del Museo di Cartagine della sala riunioni SAIC, della Biblioteca Moscati, dell’ufficio del bibliotecario, ecc. È stato quantificato in circa € 15.000 l’intervento della SAIC sul bilancio 2020 per l’acquisto delle attrezzature informatiche necessarie.

A fine novembre, Salvatore e Raymond Ganga hanno contribuito a trasferire i volumi della Biblioteca Moscati nella nuova sede presso il Museo archeologico di Cartagine dalla sede dell’AMVPPC a Tunisi; l’attuale allestimento è stato visitato il 2 dicembre dal Presidente della SAIC.

Nei giorni 26 e 27 luglio, alcuni membri italiani della SAIC (Antonio M. Corda, Giovanni Distefano, Attilio Mastino e Sergio Ribichini), e vari Soci Corrispondenti (Habib Baklouti, Mustapha Khanoussi e Mansour Ghaki) hanno partecipato in Tunisi, con altri colleghi tunisini e stranieri, al Convegno organizzato dall’INP per celebrare la ricorrenza dei 40 anni dal riconoscimento del sito archeologico di Cartagine come patrimonio dell’umanità dell’UNESCO. La progettazione di questo Symposium sur la stratégie archéologique et de conservation du site archéologique de Carthage mirava a fare il punto della ricerca intrapresa e dei risultati scientifici ottenuti dalla fine della campagna internazionale nel 1992. Si proponeva inoltre di identificare possibili zone d’ombra che ancora rimangono sulla conoscenza della storia e l’evoluzione urbana della città di Cartagine, tanto durante il periodo fenicio-punico che durante i periodi romano e tardo-antico, e di definire gli assi di ricerca da privilegiare per gli anni a venire. I risultati attesi dell’incontro erano la definizione degli orientamenti di una chiara politica e l’indicazione di una strategia globale a breve e medio termine per lo studio, la conservazione e la valorizzazione del sito di Cartagine. Nelle attese dei colleghi tunisini, ci si aspetta da parte degli studiosi italiani, e in particolare dagli Architetti e Urbanisti delle Università, un contributo in materia di tutela, con riferimento alla pianificazione urbanistica e ai vincoli di inedificabilità da imporre sul territorio, attualmente soggetto a pressioni speculative.  

La comunicazione del Presidente SAIC Attilio Mastino (con il contributo del Presidente Onorario SAIC Piero Bartoloni) ricostruisce per tale occasione il ruolo svolto da Antonino Di Vita, Sabatino Moscati, Andrea Carandini nelle attività propedeutiche all’inserimento del sito archeologico di Cartagine 40 anni fa nella lista del patrimonio mondiale immateriale dell’UNESCO; avevano svolto un ruolo particolarmente attivo e significativo Azedine Beschaouch, direttore dell’INAA, l’Institut National d’Archéologie et d’Art de Tunisie dal 1973 al 1982 e Abdelmajid Ennabli, che ha coordinato le diverse équipes di ricerca internazionali e  reso conto costantemente dei risultati raggiunti sul CEDAC Carthage, Bulletin du Centre d’études et de documentation archéologique de la Conservation de Carthage, Tunisie (cf. G. Caputo, “Tunisia, Cartagine e appello UNESCO. Un decennio di ricerche archeologiche”: Quaderni della ricerca scientifica, CNR, C/I, 1978, pp. 210-217.

Si trascrive qui di seguito l’ultima parte dell’intervento del Presidente:

« Finalement, je voudrais rappeler les difficultés qui caractérisent aujourd’hui encore les rapports entre les deux rivages de la Méditerranée et notamment les mouvements des nombreux immigrants africains qui se déplacent toujours, souvent clandestinement sur des bateaux dangereux et instables, depuis la rive sud de la Méditerranée vers une Europe pétillante et désirée, mais qui reste aussi souvent insensible et incapable d’accueillir l’Autre.

Depuis le 11 septembre 2001, après les « Printemps arabes » difficiles, le thème est celui de la réconciliation nécessaire entre identités différentes, également à la lumière de véritables conflits de civilisation stimulés par le terrorisme mais aussi par de forts courants d’intolérance, alimentés de manière instrumentale en Europe. Nous avons devant nous maintenant une nouvelle phase de l’histoire de la Méditerranée, celle de l’hybridation et du biculturalisme. La récupération correcte de la mémoire du passé est alors le véritable problème auquel nous sommes confrontés, une base très solide sur laquelle bâtir un avenir fondé sur le respect mutuel.

Les préoccupations de l’UNESCO pour les menaces à l’identité historique de Carthage sont les nôtres. L’UNESCO demande une stricte stratégie archéologique et de conservation, mais aussi de formation et de recherche. Nous savons que la municipalité de Carthage, le Ministère de la Culture, l’INP, l’AMVPPC seront en première ligne pour se battre pour la ville historique, pour la grande métropole punique et romaine. Mais il faut penser à une nouvelle stratégie internationale, qui doit unifier les langages, les méthodes, les objectifs, pour « Sauver Carthage» ou « Valoriser Carthage ». La SAIC s’engage à offrir tout son aide pour protéger cette extraordinaire richesse, fragile et non renouvelable ».

Dal 27 al 29 novembre a Tunisi, in occasione del convegno Die Numider: 40 ans après, il Segretario Sergio Ribichini è intervenuto al convegno su invito dell’organizzatore del simposio Mustapha Khanoussi e ha presentato in collaborazione con il Presidente Attilio Mastino una relazione “Sur la contribution de la recherche italienne aux études sur les Numides et sur les autochtones au Maghreb en général, au cours des 40 dernières années, notamment en Libye et en Tunisie”. In tale occasione, i Soci Corrispondenti presenti al convegno (Ouiza Ait Amara, Habib Baklouti, Mustapha Khanoussi, Jean-Pierre Laporte), hanno esaminato insieme al Segretario alcune questioni connesse alla partecipazione dei Soci stranieri alla vita della SAIC.

A dicembre è arrivata a definizione la stipula della convenzione fra la Scuola Archeologica Italiana di Cartagine e l’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli (Centro Internazionale di Studi Pompeiani) che prevede attività di formazione a Pompei e in Tunisia coordinate da Umberto Pappalardo”: Sono previsti:

  • scambio di docenti, ricercatori e tecnici;
  • scambio di studenti, laureandi e dottori di ricerca (italiani e stranieri);
  • attivazione di borse di studio e ricerca per docenti, dottorandi e studenti;
  • scambio di tecnologie e strumentazioni;
  • scambio di documenti e pubblicazioni di comune interesse sia in formato cartaceo che informatico (data-bases);
  • attivazione, sostegno, organizzazione di scavi archeologici;
  • incremento di iniziative didattiche e scientifiche di comune interesse da svolgere in una o entrambe le sedi (i.e. corsi, seminari, workshops, convegni e conferenze);
  • individuazione di altre forme di collaborazione che potranno essere oggetto di ulteriori specifici accordi futuri;
  • impegno a identificare e recuperare risorse economiche da parte di enti pubblici e privati da investire in progetti comuni.

La firma dell’accordo è prevista per febbraio 2020.

È in corso la definizione del protocollo di cooperazione tra la SAIC e l’ « Institut Supérieur des Langues de Tunis », Université de Carthage per l’accesso alla Biblioteca Sabatino Moscati nel Museo di Cartagine.

È altresì in fase di definizione lo svolgimento di attività da parte della SAIC d’intesa con il Dipartimento di architettura e urbanistica dell’Università di Sassari, sul piano urbanistico di Cartagine. La referente è Silvia Serreli. Tra gli eventi previsti figurano: (a) Conferenza nell’aprile 2020 ad Alghero di Attilio Mastino; (b) incontri ad Alghero (fine ottobre) e Tunisi con Mustapha Khanoussi (inizio ottobre).

 

  1. RINNOVO DELLE CARICHE SOCIALI

Conclusosi a febbraio il primo triennio di attività della SAIC, l’Assemblea triennale elettiva dei Soci, riunita il 5 aprile 2019 a Roma, presso il Dipartimento di Scienze dell’Antichità nell’edificio della Facoltà di Lettere e Filosofia – Sapienza, Università di Roma, Piazzale Aldo Moro, 5, che ha provveduto al rinnovo delle cariche sociali.

La Commissione elettorale era composta da: Sara Giardino (Presidente), Emanuele Cancellieri (Commissario), Alberto Gavini (Commissario), Alberto Moravetti (Supplente). Al termine delle votazioni e dello scrutinio, Sara Giardino, Presidente della Commissione elettorale, ha dato lettura dei risultati per il rinnovo delle cariche: Votanti: 79; Schede bianche: 0; Schede nulle: 0. Hanno ricevuto voti:

  • Per la carica di Presidente: Bartoloni Piero (voti 1); Mastino Attilio (voti 77); Ribichini Sergio (voti 1).
  • Per la carica di Presidente Onorario: Bartoloni Piero (voti 69); Mastino Attilio (voti 1); Ribichini Sergio (voti 6); Rizzo Maria Antonietta (voti 3).
  • Per la carica di Consigliere: Bartoloni Piero (voti 5); Botto Massimo (voti 35); Cocco Maria Bastiana (voti 1); Corda Antonio Maria (voti 72); D’Andrea Bruno (voti 1); Depalmas Anna (voti 1); Di Lernia Savino (voti 71); Ganga Salvatore (voti 1); Gasparini Valentino (voti 1); Gavini Alberto (voti 1); Guirguis Michele (voti 72); Mastino Attilio (voti 1); Orlandi Silvia (voti 1); Pappalardo Umberto (voti 12); Petraccia Maria Federica (voti 6); Ribichini Sergio (voti 67); Ricci Cecilia (voti 1); Rizzo Maria Antonietta (voti 69); Ruggeri Paola (voti 2); Spanu Pier Giorgio Ignazio (voti 59); Stiglitz Alfonso Massimiliano (voti 1); Teatini Alessandro (voti 53); Tronchetti Carlo (voti 1).
  • Nel Collegio dei Revisori dei Conti: Pinna Parpaglia Giovanni (voti 71); Usai Giovanni (voti 73).

Risultano eletti fino al rinnovo triennale nel 2022:

  • nella carica di Presidente della SAIC: Attilio Mastino;
  • nella carica di Presidente Onorario della SAIC: Piero Bartoloni;
  • nella carica di membri del Consiglio Scientifico della SAIC: Antonio Corda; Savino Di Lernia; Michele Guirguis; Sergio Ribichini; Maria Antonietta Rizzo; Pier Giorgio Spanu; Alessandro Teatini;
  • nella carica di Revisori dei Conti: Giovanni Pinna Parpaglia; Giovanni Usai.

Il Consiglio Scientifico si è quindi riunito seduta stante, per adempiere ai compiti statutari. Il Presidente ha confermato nell’incarico di Segretario il Consigliere Sergio Ribichini; il nuovo Consiglio Scientifico ha confermato nell’incarico di Tesoriere il Socio Michele Guirguis, con parere unanime.

 

  1. LE BORSE DI STUDIO SAIC PER TUNISINI

Grazie al contributo della Fondazione di Sardegna, come si è detto, la SAIC ha potuto bandire per giovani studenti e studiosi tunisini sette borse di studio di € 1.000 ciascuna, che sono state liquidate (salvo una, esclusa) entro la fine del 2019, in seguito alla realizzazione di un elaborato da parte dei borsisti. Essi si sono giovati del tutoraggio di vari membri della SAIC o responsabili di progetti italiani in collaborazione con i colleghi tunisini. Si tratta più in particolare di:

Mosbah Mabrouki:

  • Titolo dell’elaborato: «Fouilles préhistoriques de Doukanet el Khoutifa, Siliana-Tunisie».
  • Periodo: 1 agosto – 31 novembre 2019.
  • Tutor della borsa: Alfredo Coppa (Sapienza Roma). Altri responsabili scientifici: Giulio Lucarini (ISPC, UNIOR e ISMEO), Nabiha Aouadi (INP).

 

Amir Gharbi

  • Titolo dell’elaborato: «Les monuments préhistoriques de la Tunisie méridionale (Wadi Lazalim)».
  • Periodo: 1 agosto – 31 novembre 2019.
  • Tutor della borsa: Savino Di Lernia (Sapienza Roma), con Nabiha Aoudi (INP).

 Fatma Touj –       Titolo dell’elaborato: «Rites et pratiques funéraires en Tunisie: étude archéo-anthropologique des nécropoles puniques d’El Hkayma et Cap Zebib».

  • Periodo: 15 agosto – 15 dicembre 2019.

–       Tutor della borsa: Nabiha Aouadi (INP). Nesrine Nasr–       Titolo dell’elaborato: «Les manifestations de l’hellénisme à Thuburbo Maius : le bas-relief aux ménades».

  • Periodo: 15 agosto – 15 dicembre 2019.

–       Tutor della borsa: Samir Aounallah (INP).  Khaled Dhifi –       Titolo dell’elaborato: «Le programme “Diplomazia 2”».

  • Periodo: 15 agosto – 15 dicembre 2019.
  • Tutor della borsa: Sergio Ribichini (SAIC).

 INES BALLOUCHI–       Titolo dell’elaborato : «Céramiques sigillées et amphores de la zone de la Maalga-amphithéâtre (missions 2018)».

  • Periodo: 1 settembre – 31 dicembre 2019.

–       Tutor della borsa : Hamden Ben Romdhane (INP) e Giovanni Distefano (Regione Sicilia – SAIC)

 

  1. PARTECIPAZIONE DEI SOCI A CONFERENZE, EVENTI, CONVEGNI

Il 28 gennaio a Sassari, presso il Dipartimento di Storia, Scienze dell’uomo e della formazione, Attilio Mastino, Maria Bastiana Cocco, Salvatore Ganga e Alberto Gavini hanno tenuto una lezione, intitolata “Alla scoperta dell’archeologia di Cartagine”, per il Progetto UNISCO.

Il 15 marzo presso l’Ecole Française de Rome Antonio Ibba e Maria Antonietta Rizzo, con Patrizio Pensabene, hanno presentato il volume “L’anfiteatro di Leptis Magna”.

Nei giorni 11-14 aprile Valentino Gasparini ha partecipato al congresso internazionale Theoretical Roman Archaeology Conference (TRAC) (Canterbury) organizzando un panel (con A. Lätzer-Lasar) su Urban Religion in Roman North Africa.

Il 13 maggio si è svolto presso il Dipartimento di Storia, Scienze dell’uomo e della Formazione dell’Università di Sassari un incontro promosso dal consigliere Alessandro Teatini intitolato Ex Africa semper aliquid novi. Thignica e i posters del XXI convegno su “L’Africa romana”. L’incontro, rivolto in particolare agli studenti, è stato caratterizzato dagli interventi di Attilio Mastino, Maria Bastiana Cocco, Antonio Corda, Giorgio Crimi, Salvatore Fadda, Piergiorgio Floris, Salvatore Ganga, Alberto Gavini, Paola Ruggeri, Alessandro Teatini.

Dal 22 al 24 maggio 2019 Sergio Ribichini ha partecipato al convegno Medicina Sacra e Dialogo Interreligioso, organizzato a Milano dalla Università Vita-Salute San Raffaele, dove ha presentato un intervento dal titolo: “Sacrum reddiderunt molchomor. Mortalità infantile e riti di guarigione nel mondo fenicio e punico”.

Il 6 giugno, a Roma, Giulio Lucarini, in collaborazione con altri colleghi, ha tenuto una conferenza intitolata “Il processo di neolitizzazione nel Maghreb orientale”. Nuovi dati dalla Tunisia centrale.

Nei giorni 13-15 giugno si è svolto a Monaco il convegno internazionale Perspectives from the Field: Recent Research on the Archaeology of Ancient North Africa, al quale ha partecipato Antonio Ibba (Università di Sassari) anche a nome di Samir Aounallah (INP Tunis) e Attilio Mastino (Università di Sassari) con un intervento dal titolo “Thignica: le indagini topografiche ed epigrafiche della missione tuniso-italiana (2017-2018)”.

Sempre a giugno, nei giorni 17 e 18, si è svolta una conferenza internazionale presso l’Accademia di Romania a Roma che ha visto la partecipazione di Alessandro Teatini con il seguente intervento: “Una falsa lucerna africana con iscrizione cristiana dall’Italia alla Dobrugia”.

Nei giorni 20-21 giugno si è svolto il First Workshop Archeorganics (Sapienza – Università di Roma), al quale ha partecipato Savino di Lernia.

Il 5 settembre a Berlino Antonio Corda, Attilio Mastino e Paola Ruggeri hanno partecipato all’Interakademisch-internationale Konferenz Carmina Latina Epigraphica con un contributo su “CLEAfr.: vari supplementi, con ulteriori recenti aggiornamenti da Biserta, Cirta, Simitthus e Thignica”.

Il 10 ottobre sono stati presentati a Bologna i volumi “Epigraphica. LXXXI” e “L’iscrizione nascosta”, rispettivamente da Attilio Mastino e Antonio Sartori. Su “Epigraphica. LXXXI” sono presenti contributi di Samir Aounallah (con Frédérick Hurlet) su Pheradi Maius, di Mounir Fantar e Raimondo Zucca sul Templum Saturni Sobarensis, oltre a tre su Thignica di Antonio M. Corda, Claudio Farre e Piergiorgio Floris. Sul volume “L’iscrizione nascosta” è compreso un articolo di Samir Aounallah, Attilio Mastino e Salvatore Ganga sulle terme di Cartagine.

Il 12 ed il 13 ottobre si è tenuto a Gesico il convegno “L’invenzione dei santi martiri tra Africa, Sardegna e Catalogna”, al quale hanno partecipato Paola Ruggeri e Attilio Mastino.

Il 16 ottobre si è tenuta presso l’Université de Carthage la presentazione di un Master su Communication et valorisation du patrimoine culturel dans le bassin méditerranéen, che prenderà il via a settembre 2020.

Nei giorni 24-26 ottobre si è tenuto a a Gammarth presso Tunisi il Colloque international Etre autochtone, devenir autochtone. Définitions, représentations (Comitato scientifico: Nabil Kallala, Houcine Boujarra, Amor Ben Hamadi e Béchir Yazidi). Attilio Mastino ha partecipato con il contributo “Natione Afer, Maurus, Libicus”. Piero Bartoloni ha presentato un intervento sul tema “Les poteries nuragiques et phéniciennes à l’aube de la colonisation en Sardaigne”. Clade Briand-Ponsard ha trattato di <<Des Numides fidèlès à une divinté ancestrale, l’Hercule “libyen”>>.  Sergio Ribichini ha svolto un contributo su “Autochtones et Phéniciens à l’aube de Carthage. Relectures du passé mythique et constructions identitaires autour de Byrsa”. Con l’occasione, grazie alll’ospitalità degli organizzatori del Convegno, si è tenuta anche la seconda Assemblea generale del 2019 della SAIC.

A Bologna, dal 28 al 31 ottobre, al III Convegno internazionale del CISEM sul tema Abitare nel Mediterraneo tardoantico Alessandro Teatini ha presentato un contributo su Thignica intitolato “Abitare in Africa tra l’età medioimperiale e la tarda antichità: la domus di Iunius Restitutus Maximus a Thignica (Aïn Tounga, Tunisia)”.

Il 12 novembre Attilio Mastino ha tenuto una conferenza presso il Dipartimento di Architettura UNISS dal titolo “La rifondazione di Cartagine da parte di Augusto: urbanistica e territorio”.

Il 13 novembre Samir Aounallah ha svolto una visita a Thignica degli Agostiniani, alla ricerca dei luoghi dove S. Agostino ha pronunciato due suoi sermoni.

Il 26 novembre 2016 Attilio Mastino ha presentato a Macerata (al Convegno su Macerata e la Libia) gli ultimi sei numeri di Libya antiqua (2011-2118), Rivista annuale del Dipartimento delle antichità della Libia (Annual of the Department of Antiquities of Libya).

Nei giorni 2-4 dicembre Attilio Mastino è intervenuto al Convegno internazionale D’une Syrte à l’autre III : Les deux Syrtes entre le désert et la mer à travers l’Histoire: Espace d’échange, de concurrence et de conflit, svoltosi a Mahdia, in Tunisia.

 

  1. PROGETTI IN CORSO

6.1. La Biblioteca Sabatino Moscati a Tunisi e le pubblicazioni della SAIC: formazione, documentazione e promozione archeologica e culturale in Tunisia

Lo svolgimento preliminare del progetto ha consentito il trasferimento della Biblioteca Sabatino Moscati della SAIC dalla precedente sede presso l’Agence de Mise en Valeur du patrimoine et de promotion culturelle in Tunisi nella nuova sede a piano terra del Museo di Cartagine per iniziativa dell’Institut National du Patrimoine, d’intesa con l’Agence e la SAIC. I volumi sono stati trasferiti a fine novembre e verranno successivamente catalogati da personale qualificato. La SAIC si occuperà della formazione del personale bibliotecario e dell’arricchimento con ulteriori volumi, per donazione o acquisto.

 

6.2. La Sabbia del tempo di Neapolis (Nabeul) in Tunisia (Raimondo Zucca, Pier Giorgio Spanu, Mounir Fantar)

Obiettivo del progetto. Consentire, secondo la normativa delle Università Tunisine relative all’obbligo di un periodo di formazione all’estero presso una struttura universitaria straniera, per un Master in scienze delle antichità, ad un giovane ricercatore tunisino, disoccupato, con mezzi economici limitati, di svolgere un soggiorno di studio di quattro mesi presso l’università di Sassari per realizzare una ricerca scientifica relativa all’antichità della Tunisia anche in rapporto alla colonia romana di Neapolis (Nabeul-Gouvernorat de Neapolis), oggetto di ricerca comune tra l’Università di Sassari e l’Institut National du Patrimoine del Ministero della Cultura della Repubblica di Tunisia dal 2010, per realizzare presso il locale Musée de Nabeul una presentazione video in 3D in Arabo, Francese e Italiano, concernente la ricostruzione della città antica, secondo le metodologie della Archeologia Virtuale, che funga da traino per lo sviluppo del turismo culturale del territorio. Cofinanziamento Rotary International.

Descrizione di dettaglio del progetto. La Rivoluzione dei Gelsomini in Tunisia ha coinciso con l’avvio del progetto tunisino-italiano Neapolis Africae, costruito tra l’Università di Sassari e l’Institut National du Patrimoine del Ministero della Cultura della Repubblica di Tunisia per la ricerca e la valorizzazione della colonia di Giulio Cesare Neapolis, presso la città di Nabeul, a 60 km a sud est di Tunisi.

L’Università di Sassari, impegnata nella ricerca antichistica in Tunisia dal 1983, ha attuato, con i suoi docenti e i suoi studenti, sin dalle prime missioni archeologiche nel paese del Maghreb (1993) un rapporto di scienza e amicizia con i colleghi della Tunisia e con gli studenti e i giovani ricercatori del paese ospite, perdurata con tante imprese (Uchi Maius, Numluli, Thignica, Zama regia e infine Neapolis) fino ad oggi anche con la creazione della Scuola archeologica italiana di Cartagine, aperta ai giovani tunisini e ai loro coetanei italiani e di altre nazionalità.

Lo spirito di amicizia fraterna fra i giovani e i ricercatori delle due sponde del Mediterraneo si è rinsaldato nel tempo della Rivoluzione dei gelsomini e dell’anno tragico (2015) delle stragi del Museo archeologico del Bardo e di Port El Kantaoui, assicurando la continuità della ricerca neapolitana anche in quella estate 2015.

I giovani studenti e ricercatori tunisini durante la vita in comune nella “Casa degli scavi” di Neapolis hanno sempre manifestato il proposito di proseguire gli studi, anche in centri universitari di livello europeo con ricche risorse bibliografiche, per poter acquisire i più alti gradi di formazione scientifica ed offrire al proprio paese il contributo scientifico necessario per lo sviluppo della ricerca archeologica e della valorizzazione del loro ricchissimo patrimonio culturale, anche ai fine dello sviluppo del correlato turismo culturale.

Nell’atmosfera del processo di pacificazione nazionale avviato dallo straordinario “Quartetto del Dialogo Tunisino”, animato dal rappresentante dell’Ordine nazionale degli avvocati tunisini, Abdelaziz Essid, premio Nobel per la pace nel 2015, consacrato socio onorario del RC di Oristano, nel corso di una memorabile lezione sulla pace del Maghreb a Oristano, il 10 marzo 2017, fortemente voluta dal Presidente del RC di Oristano 2015/2016 Adriana Muscas, la missione archeologica tunisino-italiana ha voluto proseguire la propria attività di amicizia e di ricerca, giunta alla XIV missione nel mese di febbraio 2019.

Il progetto La sabbia del tempo di Neapolis (Tunisia) intende, simbolicamente, rimuovere la sabbia del tempo accumulata sulla colonia Iulia Neapolis, per restituirla alla conoscenza ed alla fruizione degli eredi della città antica, i Napolitani di Nabeul, e ai turisti impegnati nel turismo culturale, fonte primaria dell’economia tunisia, aiutando un giovane ricercatore tunisino, impegnato nella ricerca archeologica di Neapolis, priva di lavoro, ma intenzionata a proseguire l’impegno scientifico per la valorizzazione del patrimonio culturale della Tunisia, assicurandogli una borsa di studio di sei mesi presso l’Università di Sassari, dotata di strutture bibliografiche eccellenti sia nella sede centrale sassarese, sia nella sede oristanese del Monastero del Carmine, dove è attiva dal 2010/2011 la Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici, affinché sviluppi, con l’ausilio di Docenti e ricercatori dell’Università di Sassari, tra cui numerosi Rotariani dei RC di Oristano e di Sassari,una ricerca scientifica relativa all’antichità della Tunisia anche in rapporto alla colonia romana di Neapolis.

In particolare con la Borsa di studio il vincitore dovrà operare sia nella ricerca sulle antichità della Tunisia, sia nella ricostruzione, insieme ai docenti e ricercatori tunisini e italiani e ai Rotariani impegnati nell’opera, della città di Neapolis secondo le metodologie della Archeologia Virtuale. Il prodotto finale sarà un video (i cui materiali, scritti, grafici, video e fonici, elaborati dal vincitore) saranno affidati ad una ditta specializzata) in 3D, in Arabo, Francese, inglese e Italiano, destinato allocale Musée de Nabeul e al Parco Archeologico di Neapolis, sicché il vincitore /la vincitrice tunisino/a della Borsa potrà efficacemente cooperare alla valorizzazione del proprio patrimonio culturale e ad avviare in forme aggiornate (quali le ricostruzioni dell’Archeologia virtuale) la fruizione del turismo culturale, secondo una modalità non ancora sperimentata in Tunisia.

 

6.3. AGEMO. Archéologie du goût en Méditerranée occidentale dans les sociétés phénicienne et punique (Bruno D’Andrea)

Il progetto, sviluppato tra l’Université de Tunis (Laboratoire de Recherche HESM), la Casa de Velázquez et l’École française de Rome, ha per tema il gusto nelle società fenicia e punica. Del progetto fanno parte anche la Scuola Archeologica Italiana di Cartagine, l’Université Toulouse – Jean Jaurès e l’Institut National des Sciences de l’Archéologie et du Patrimoine de Rabat, oltre che una rete di più di 20 ricercatori che lavorano tra Spagna, Francia, Italia e Paesi del Maghreb. Il programma prevede oltre all’attività di ricerca anche quella di formazione.

I risultati del progetto saranno esposti sul blog Hypothèses (https://agemo.hypotheses.org/) e successivamente pubblicati in un’opera collettiva nel 2022.

 

6.4. LARNA. Lived Ancient Religion in Roman Africa (Valentino Gasparini)

Il progetto LARNA, incardinato presso l’Instituto de Historiografía d«Julio Caro Baroja» (Universidad Carlos III di Madrid) e finanziato dalla Comunità Autonoma di Madrid, coinvolge ricercatori in storia antica, storia delle religioni, archeologia, antropologia, studi classici e altri domini connessi per discutere sul tema della religione antica vissuta in Africa del Nord.

LARNA è costituito da una serie di sub-progetti. Il primo è si occupa di esplorare la gamma di microstrategie di creazione e modificazione dell’onomastica divina nell’Africa romana. Il secondo si propone di investigare la produzione storiografica sui culti dell’Africa romana, dall’età antica ad oggi. Su questo tema si svolgerà a Madrid nei giorni 19-21 febbraio 2020 il convegno “Lived Ancient Religion in Roman Africa”, che sarà pubblicato in forma monografica nel volume 34 della Revista de Historiografía con il titolo “Historiography of Religion in Ancient North Africa”. Il terzo riguarda l’eventuale esistenza/assenza di una normativa religiosa nei culti dell’Africa romana. Il quarto riguarda il tema dell’esperienza sensoriale che avevano gli individui del fenomeno religioso. Infine, il quinto si propone di studiare la relazione tra religione rerale e religione urbana dell’Africa romana.

 

6.5. Altri progetti e iniziative comunicati dai Soci

In occasione della Assemblea della SAIC,ì del 5 aprile in Roma, il Presidente Onorario Piero Bartoloni, d’intesa con il Socio Corrispondente dal Libano Hassan Badawi, ha dato notizia che la Signora Randa Assi Berri, persona di primo piano della National Commission for Lebanese Women e consorte del Presidente del Parlamento Libanese, Nabih Berri, ha espresso il desiderio di creare anche in Libano una struttura scientifica analoga alla SAIC, la “Scuola Archeologica Italiana di Tiro”. Per la parte economica, un tale organismo potrà verosimilmente contare su finanziamenti sia da parte del governo libanese che da Unifil, il contingente ONU d’interposizione. La Signora Berri avrebbe anche identificato la sede della Scuola, da collocare in un edificio storico della città. L’Assemblea ha espresso vivo interesse e forte apprezzamento per l’iniziativa.

Il Socio Michele Guirguis ha comunicato che è stata approvata dall’INP e controfirmata dal Directeur Général Faouzi Mahfoudh e dal Direttore DISSUF Marco Milanese la Convenzione per le ricerche congiunte tuniso-italiane del nuovo Progetto Archéologie funéraire à Utique et Ras Zebib, sotto la direzione congiunta di Imed Ben Jerbania e del Socio Michele Guirguis. Con il progetto in questione s’intende dare un nuovo impulso alla ricerca archeologica sulle necropoli fenicie e puniche di Utica e sul complesso funerario di Ras Zebib, con lo studio e la pubblicazione dei materiali provenienti dai vecchi scavi, con l’attivazione di nuovi interventi d’indagine stratigrafica e con l’applicazione di moderne (e in alcuni casi innovative) tecniche analitiche sui resti scheletrici e sugli elementi materiali del contesto. Non appena il progetto decollerà e una volta avviate concretamente le attività sul campo e valutata la disponibilità della controparte tunisina, s’intende chiedere il patrocinio della SAIC.

Il Socio Massimo Botto ha dato notizia della recente pubblicazione del volume di cui è l’Editore scientifico De Huelva a Malaka. Los Fenicios en Andalucía a la luz de los descubrimientos más recientes (Collezione di Studi Fenici, 48). Roma, CNR Edizioni, 2018. Il volume è dedicato alla memoria di Paolo Bernardini e Francisco Gómez Toscano ed è stato presentato a Malaga nei giorni precedenti all’Assemblea. Le forti connessioni dei centri fenici dell’Andalusia con il Nord Africa sono evidenziate nei contributi su Huelva e La Rebanadilla, che presentano associazioni ceramiche veramente impressionanti per cronologia e per fabbrica con i materiali recentemente rinvenuti a Utica. Le analisi su zanne di elefante messe in luce nei giacimenti spagnoli confermano inoltre gli ampi circuiti commerciali che dovevano legare le coste dell’Andalusia con quelle nord africane.

Le Socie Anna Depalmas ed Elisabetta Garau hanno dato notizia del progetto Dinamiche insediative nella bassa valle dell’Oued Mejerda, che si prefigge di analizzare il territorio della bassa valle dell’Oued Mejerda (Governatorato di Biserta) allo scopo di ricostruire le dinamiche di popolamento e gli assetti insediativi nel lungo periodo, pur focalizzando una particolare attenzione al periodo protostorico, considerata la scarsità di attestazioni finora note. L’iniziativa si basa sull’accordo, stipulato tramite una convenzione, tra l’INP (Imed Ben Jerbania) e l’Università degli studi di Sassari, Dipartimento di Storia, Scienze dell’Uomo e della Formazione (Elisabetta Garau) e Dipartimento di Scienze Umanistiche e Sociali (Anna Depalmas). Il percorso della ricerca coinvolge un’équipe italo-tunisina nell’ottica di una proficua collaborazione scientifica e di formazione di studenti e giovani studiosi tunisini e italiani che sarà impegnata in campagne di ricognizioni intensive, rilievo e documentazione. Nell’ambito del progetto, una parte importante è destinata alla promozione e alla disseminazione dei risultati attraverso iniziative di respiro locale e internazionale.

Il Socio Francesco Tomasello ha trasmesso una relazione sulle attività svolte in Tunisia nel 2018 nell’ambito del progetto La romanizzazione delle province mediterranee. la tecnica edilizia di età imperiale nella Tripolitania romana, che è stata inserita in appendice alla Relazione del Presidente della SAIC inviata a tutti i Soci.

La Socia Marina Gallinaro informa che la Comunità Europea, nell’ambito della call Marie Skłodowska-Curie Individual Fellowships (Global Fellowship) di Horizon 2010, ha finanziato il progetto da lei presentato in collaborazione con il prof. Savino Di Lernia (supervisore del progetto), denominato AsArt-DATA Ancient Saharan Art – Decoding Art through Theoretically-sounded Archive, e svolto in sinergia con il Cotsen Institute of Archaeology, dell’Università della California Los Angeles. Il progetto triennale (gennaio 2019-dicembre 2011) è incentrato sullo studio approfondito dell’arte rupestre sahariana prodotta dalle comunità pastorali tra 6300 e 850 a.C., basandosi sull’archivio completo dei massicci dell’Acacus e Messak (Libia SO) della Missione Archeologica nel Sahara diretta da Savino Di Lernia e su regioni limitrofe. Un caposaldo di ASArt-DATA sarà la costruzione di un atlante web open access dell’arte rupestre del Sahara libico, personalizzato per ricerca scientifica, gestione del patrimonio culturale, disseminazione e comunicazione. Le azioni di AsArt-DATA mirano a rafforzare il legame tra studi archeologici e antropologici e tra accademia e società, grazie alla valorizzazione del potenziale conoscitivo dell’arte rupestre, finora fortemente sottostimato.

 

6.7. Altri progetti proposti alla SAIC

6.7.1. ArcAM. Archaeology Augmented Museality (LegaCoop Sardegna / INFORA (società informatica) / Università di Cagliari / Universitat de Barcelona / INP / INSAP / Università di Beirut)

Il progetto, che si giova di un ampio partenariato, prevede due azioni principali: la prima riguarda il trasferimento di buone pratiche per la creazione di imprese per la gestione dei servizi nei siti culturali; la seconda prevede la realizzazione di un software per la realizzazione di circuiti di visita e mostre partendo da un modello di base. La società informatica realizzerà un prodotto che possa essere adattabile a tutti i siti archeologici a seconda delle esigenze.

Alla SAIC la collaborazione per la stesura dei testi di appoggio, dei materiali informativi e della manualistica che sarà prodotta nelle diverse lingue, oltre che per i workshop.

 

6.7.2. Migrazioni e sviluppo (titolo provvisorio) (Centro Studi e Ricerche IDOS et alii)

Il progetto punta a coinvolgere università, enti di ricerca, ONG od ONLUS e a costituire un grande atlante mediterraneo, un network di trasferimento di servizi e competenze in materia di valorizzazione del patrimonio culturale.

 

6.7.3. Costituzione di una partnership per candidare i patrimoni minerari tra gli itinerari culturali europei del Consiglio d’Europa (Fondazione Cammino Minerario di Santa Barbara – Fondazione CMSB)

La Fondazione Cammino Minerario di Santa Barbara – Fondazione CMSB è un ente di diritto pubblico italiano costituito da 21 Comuni, da un’associazione culturale di volontariato e da due Diocesi con lo scopo di valorizzare il Cammino Minerario di Santa Barbara – CMSB.

Il CMSB è un itinerario storico, culturale, ambientale e religioso che si sviluppa per circa 400 km lungo gli antichi cammini del Bacino minerario dismesso del Sulcis Iglesiente Guspinese, nella Sardegna Sud-occidentale, l’area più estesa e rappresentativa del Parco Geominerario Storico Ambientale della Sardegna riconosciuto dall’UNESCO.

Percorrendo i 400 km del CMSB, si cammina sulle rocce più antiche del continente europeo che hanno ospitato le prime forme di vita del nostro pianeta e si possono osservare, dai monti fino al mare, le testimonianze di 8.000 anni di storia, dai ripari sotto roccia del neolitico antico, fino ai villaggi minerari dell’era industriale.

Assieme alla grande varietà di giacimenti minerari di piombo, zinco, argento, rame, stagno, molibdeno, nichel, cobalto, carbone, feldspati, bentoniti ecc., il CMSB è caratterizzato dalla presenza costante di edifici e percorsi di culto dedicati a Santa Barbara, la comune patrona dei minatori europei.

Si tratta in sostanza di antichi percorsi lungo i quali si sono incontrati per le prime volte nei secoli e nei millenni passati, le diverse popolazioni del vecchio continente, contribuendo a creare la comune cultura e identità europea.

Con questi presupposti, il CMSB, già percorso da migliaia di pellegrini/escursionisti italiani e stranieri, è stato inserito nel REGISTRO degli itinerari storico-culturali della Regione Sardegna e nell’ATLANTE nazionale dei Cammini d’Italia – www.camminidiitalia.it.

Dopo tali importanti riconoscimenti la Fondazione CMSB intende candidare il CMSB per il suo inserimento, assieme ad altri itinerari minerari europei, tra gli Itinerari culturali Europei del Consiglio d’Europa.

L’Istituto Europeo degli Itinerari Culturali, istituito dal Consiglio d’Europa in collaborazione con il Granducato del Lussemburgo, è l’agenzia tecnica di riferimento del programma, incaricata di fornire consulenza agli itinerari culturali certificati e ai nuovi progetti in base ai criteri adottati dal Consiglio d’Europa.

Il Programma Itinerari Culturali si propone come canale per il dialogo interculturale e mira a promuovere la conoscenza e la comprensione dell’identità culturale europea e del bacino del mediterraneo, a tutelare e valorizzare il patrimonio naturale e culturale come mezzo per migliorare l’ambiente di vita e come fonte di sviluppo culturale, sociale ed economico.

Al riguardo la Fondazione CMSB chiede di avere un contatto con un soggetto tunisino (Università, ONG, Comuni, Musei Archeologici, Musei minerari etc.) interessati a collaborare con noi per partecipare assieme a questa candidatura, considerando storicamente molto rilevante la presenza delle popolazioni punico-cartaginesi (provenienti dalla Tunisia) nell’area mineraria del Sulcis Iglesiente Guspinese dove si sviluppa il Cammino Minerario di Santa Barbara. La lunga presenza e l’attività dei punici in Sardegna è certificata da un grande patrimonio archeologico custodito negli insediamenti territoriali e nei musei locali e nazionali.

La valorizzazione, anche attraverso la pratica dell’escursionismo, del patrimonio storico, culturale e ambientale legato all’estrazione dei minerali e dei metalli è il riferimento essenziale della possibile collaborazione.

 

  1. MISSIONI ARCHEOLOGICHE DEI SOCI SAIC

Missione Archeologica Italiana in Tunisia, Università degli studi di Sassari (direttori Samir Aounallah e Attilio Mastino/dal 1 novembre 2019: Paola Ruggeri)

Dal 12 al 22 settembre Alessandro Teatini, Salvatore Ganga, Annapaola Mosca hanno partecipato ad una campagna di ricerche archeologiche ed epigrafiche nel sito di Thignica. Nella stessa occasione i partecipanti hanno incontrato Samir Aounallah a Cartagine per visitare i locali della Biblioteca Moscati in via di organizzazione al piano terra del Museo di Cartagine; contestualmente sono stati presi accordi per la stipula di un nuovo Accord-Cadre relativo a ricerche archeologiche a Thignica da svolgersi in futuro con la partecipazione di studenti universitari italiani e tunisini.

Dal 26 settembre al 4 ottobre Alberto Gavini ed Elena Trifescu (studentessa dell’Università di Sassari) si sono dedicati alla ricerca, nei depositi del Museo di Cartagine, di alcune iscrizioni provenienti da Thignica, al fine di completare la schedatura dei reperti epigrafici della città.

 

Missione Archeologica Italiana nel Sahara, Sapienza – Università di Roma (direttori Savino Di Lernia, Nabiha Aouadi, Lotfi Belouchet)

La missione in programma per l’autunno 2019 ha completato lo scavo di un contesto Middle Stone Age individuato lungo il corso dello Wadi Lazalim, a circa 40 km a est dalla città di Douz. Questo contesto, oltre ad aver restituito un buon numero di materiali archeologici, ha fornito una serie di datazioni OSL inquadrabili nel tardo Pleistocene Medio. L’attività di terreno ha incluso l’allargamento della trincea di scavo, lo studio preliminare dei materiali rinvenuti, nonché il campionamento di campioni geologici allo scopo di sottoporli ad analisi e sperimentazione presso i laboratori dell’Università La Sapienza di Roma. Lo studio di questo contesto, assieme a quelli già scavati nel corso delle missioni precedenti, permetterà di ottenere ulteriori informazioni circa l’occupazione umana dell’area oggetto di ricerca, in una fase antica della Middle Stone Age.

 

Gli ultimi cacciatori-raccoglitori olocenici e la transizione neolitica in Tunisia (comunicazione di Giulio Lucarini)

Il progetto di INP, Sapienza Università di Roma e ISMEO, diretto da Nabiha Aouadi (INP), Alfredo Coppa (Sapienza Università di Roma e ISMEO) e Giulio Lucarini (ISPC-CNR, UNIOR e ISMEO), nel mese di dicembre 2019 ha condotto una campagna di studio dei materiali archeologici provenienti dal sito di Doukanet el Khoutifa (Siliana), presso il complesso INP di Dar Othman nella medina di Tunisi. Il vasto insediamento di DEK, comprendente un villaggio associato a necropoli, è uno dei siti neolitici più importanti dell’intero Maghreb orientale. Gli studi in corso su manufatti ed ecofatti provenienti da DEK, insieme a quelli rinvenuti nei siti capsiani di El Mekta e Kef Hamda, anch’essi in corso di studio, permetteranno una puntuale ricostruzione del processo di transizione dalle economie di caccia-raccolta capsiane alle prime esperienze produttive proprie del Neolitico. Parte dello studio sui materiali di DEK è stato condotto da Settembre a Dicembre 2019 da Mosbah Mabrouki, nell’ambito del progetto “Fouilles prehistoriques de Doukanet el Khoutifa, Siliana-Tunisie”, che ha beneficiato, per l’anno 2019, di borsa di studio SAIC. Durante la permanenza nel complesso di Dar Othman, Giulio Lucarini e Giacoma Petrullo hanno curato la formazione di studenti tunisini nell’analisi delle industrie litiche e su osso.

 

Missione archeologica nell’oasi di Farafra, Egitto. Le oasi, punto d’incontro tra gruppi umani, idee e risorse (Comunicazione di Giulio Lucarini)

L’ormai trentennale attività sul campo della Missione Archeologica nell’Oasi di Farafra (ISMEO), diretta da Giulio Lucarini (ISPC-CNR, UNIOR e ISMEO) e Barbara Barich (ISMEO), ha permesso una puntuale ricostruzione del modello di occupazione della regione durante l’Olocene, evidenziando il ruolo delle oasi egiziane come mediatrici di scambi tra comunità del Sahara orientale e della Valle del Nilo. Nei mesi di settembre e dicembre 2019 la Missione a Farafra ha condotto un’intensa attività di formazione prendendo prima parte al workshop/training riservato al personale egiziano Food and Prehistory, organizzato nell’ambito del Newton-Mosharafa “Earliest Egypt” Project, e poi organizzando il corso From Stone to Tool. Analysis of lithic assemblages from ancient Egypt. Finalità di questo corso di formazione, co-organizzato dal Centro Archeologico Italiano del Cairo, dal Ministero delle Antichità, dall’Università del Cairo e dal Grand Egyptian Museum, è stata quella di introdurre gli Ispettori del Ministero delle Antichità e gli studenti universitari dei corsi di preistoria alle tecniche di analisi dei manufatti in pietra. Il corso ha previsto lezioni frontali, un’escursione dei siti neolitici della depressione del Fayum e l’accesso/studio alle collezioni preistoriche conservate nel Grand Egyptian Museum.

 

Missione ad Althiburos, INP-CNR (direttori Nabil Kallala e Massimo Botto)

La Missione Archeologica congiunta tra l’Institut National du Patrimoine (INP) di Tunisi e l’Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale (ISPC) del CNR di Roma, al santuario-tofet di Althiburos (El Kef) ha avuto luogo dal 3 all’11 novembre 2019. Le attività di studio e indagine hanno visto il coinvolgimento dei membri dell’équipe della Missione Archeologica ISPC-CNR di Althiburos e di studiosi afferenti all’INP e ad atenei universitari tunisini, con la partecipazione di studenti, specializzandi e dottorandi. In occasione della campagna 2019 sono state pianificate e svolte le seguenti attività: (a) puntuali indagini di scavo dettate dalla comprensione di differenti settori del santuario; (b) completamento dello studio dei materiali delle pregresse campagne di scavo.

Le attività di scavo stratigrafico sono state indirizzate all’indagine di tre diverse aree del Settore Nord, in corrispondenza del “campo d’urne”. Specificatamente lungo il limite orientale del saggio, nella porzione settentrionale già indagata nel corso della campagna 2012 e lungo il limite Sud in prossimità delle strutture monumentali del santuario. La ripresa dello scavo in questi settori è stata dettata dall’esigenza di chiarire la sequenza delle fasi di vita del tofet.

 

  1. LE PUBBLICAZIONI DELLA SAIC

All’inizio del 2019, precisamente il 3 gennaio, è stato inserito on line il primo articolo del IV fascicolo della rivista Cartagine. Studi e Ricerche (CaSteR), mentre il III fascicolo è stato chiuso il 31 dicembre del 2018 (e nei mesi successivi inviato in copia cartacea a tutti i soci),

In occasione della Assemblea di aprile, il Consigliere Antonio M. Corda ha dato notizia che dal 14 gennaio Cartagine. Studi e Ricerche, la rivista SAIC edita da UNICApress, UP dell’Università degli studi di Cagliari, viene indicizzata in Web of Science della Clarivate Analitycs. Di ogni articolo vengono forniti sul portale di WoS il titolo, l’abstracts, le keywords e compare il link che rinvia al sito per il download dei testi. Questa indicizzazione si affianca a quelle altrettanto importanti di EBSCO e di ERIHPLUS, ottenute nel 2018 e ha l’effetto di aumentare la visibilità della pubblicazione in campo internazionale. L’inclusione in WoS rende inoltre automatico come da regolamento dell’ANVUR il riconoscimento di CaSteR tra le c.d. “riviste scientifiche”” e sarà un punto di forza qualora si dovesse richiedere, non appena aperta la procedura, l’accreditamento del periodico in “Fascia A”. Questo è valido per i settori non bibliometrici, mentre per i settori bibliometrici CaSteR, proprio per la sua presenza in WoS, è già una pubblicazione valida e qualificata per l’accreditamento dei dottorati di ricerca e le ASN.

Metriche della rivista al 30/12/2016-5/4/2019: (a) 50 testi pubblicati; (b) 16.596 download di articoli; (c) 27.459 letture di abstract.

Per quanto riguarda le Monografie, la prof.ssa Paola Ruggeri, responsabile della Collana, ha in corso, tramite valutatori anonimi, l’esame di alcune opere pervenute che si pensa di pubblicare al più presto.

Nel mese di ottobre è stato pubblicato a firma del socio Samir Aounallah, in collaborazione con Zeineb Ben Abdallah, Hamden Ben Romdhane, Ali Chérif, Nesrine Derbal e Louis Maurin, il catalogo delle Inscriptions latines lapidaires du musée de Sousse. Il volume, che è il secondo della collana “Le Monografie della SAIC” diretta da Paola Ruggeri, è stato finanziato dalla Fondazione Banco di Sardegna. Sempre nel mese di ottobre è stato pubblicato a cura dei Soci Savino Di Lernia e Marina Gallinaro il volume Archaeology in Africa. Potentials and Perspectives on Laboratory & Fieldwork Research. Papers from the First Workshop (Rome 6-7 December 2017). AZA 8 Monographs, All’Insegna del Giglio: Firenze, pp. 174. ISBN: 978-88-7814-944-1. Il volume, pubblicato con il contributo della SAIC contiene anche gli interventi di vari Soci che avevano partecipato al convegno e l’intervento del Presidente che aveva presentato le attività della nostra Scuola.

 

  1. PUBBLICAZIONI AFRICANISTICHE SEGNALATE DAI SOCI SAIC

Aounallah S., Ganga S., Mastino A., [E]x permissu [et indulgentia] optimi maximique principis: Cartagine tra il 159 e il 162 (con appendice nel 389): grandi lavori alle terme a mare di Antonino Pio, Marco Aurelio, Lucio Vero”, in L’iscrizione nascosta. Atti del Convegno Borghesi 2017, a cura di Antonio Sartori (Epigrafia e antichità, 42), Faenza 2019, pp. 203-230.

Bartoloni P., “Anatre o quaglie?”, Cartagine. Studi e Ricerche (CaSteR) 4, 2019.

Bartoloni P., “Gli avori di Cartagine”, Cartagine. Studi e Ricerche (CaSteR) 4, 2019.

Bartoloni P., “Leoni cartaginesi in Sardegna”, Sardinia Corsica et Baleares Antiquae, 17, 2019, pp. 39-65.

Bartoloni P., “Escatologia fenicia: un anforisco sulcitano e il cuore Ib”, in A.C. Fariselli, P. Callieri (edd.), «E non appassisca il tuo germoglio spontaneo». Studi fenici e punici in ricordo di Giovanni Garbini, 2019, pp. 63-84.

Bartoloni P., “Ceramica fenicia e punica di Sardegna: la collezione Giacomina di Sant’Antioco”, Folia Phoenicia, 4, 2019, pp. 41-65.

Baklouti H., Pappalardo, U. “Meravigliosa Cartagine”, Archeologia Viva, 197, settembre/ottobre 2019, pp. 22-31.

Briand-Ponsart Cl., Ibba A., Schede n. 1832, 1835, 1837, 1895‑1896, L’Année épigraphique, 2016, Paris 2019.

Buonopane A., Gabrielli Ch., “Miliari e viabilità dell’Etruria romana: un aggiornamento e alcune osservazioni”, in A. Kolb (ed.), Roman Roads: New Evidence – New Perspectives, Berlin – Boston, pp. 375-403.

D’Andrea B., Giardino S., “Le tophet où et pourquoi. L’identité phénicienne, le cercle de Carthage et la phase tardo punique”, in A. Ferjaoui (éd.), Actes du VIIe congrès international des études phéniciennes et puniques (Hammamet, 10-14 novembre 2009), Tunis 2019, 1519-1551.

Di Lernia. 2019. From “green” to “brown”: the archaeology of the Holocene central Sahara, in E. Chiotis (ed.), Climate Changes in the Holocene Impacts and Human Adaptation, pp. 183-200. Taylor & Francis: Boca Raton.

Di Lernia S., Gallinaro M. (edd.) 2019. Archaeology in Africa Potentials and perspectives on laboratory & fieldwork research. Papers from the 1st Workshop (Rome 6-7 December 2017). AZA 8 Monographs, All’Insegna del Giglio: Firenze, pp. 174. ISBN: 978-88-7814-944-1.

Dupuis X., Ibba A., Schede n. 1839, 1842, L’Année épigraphique, 2016, Paris 2019.

Fadda S., “Una guarnigione di cavalleria africana al confine settentrionale dell’impero all’inizio del III secolo d.C.”, Cartagine. Studi e Ricerche (CaSteR) 4, 2019.

Gabrielli Ch., “Due miliari della via Carthagine-Theveste nella Collezione Medici (CIL VIII 10049 e CIL VIII 10051), Sylloge Epigraphica Barcinonensis (SEBarc) 17, in stampa.

Gasparini V., Patzelt M., Raja R. Rieger A.-K., Rüpke J., Urciuoli E.R. (eds.), Lived Religion in the Ancient Mediterranean World. Approaching Religious Transformations from Archaeology, History, and Classics, Berlin – Boston.

Ibba A., Schede n. 2, 1818‑1819, 1823, 1829, 1831-1833, 1835, 1837-1839, 1842-1843, 1845‑1848, 1851, 1878‑1879, 1881, 1890‑1892, 1895‑1896, 1898, 1900‑1903, 1905‑1909, 1913, 1918, 1943‑1945, 1950, 1952, 1960‑1962, 1964‑1965, 1967, 1969‑1970, 1980, 1991‑1993, 1996‑1999, L’Année épigraphique, 2016, Paris 2019.

Ibba A., Teatini A., “Munera gladiatoria. Mosaici ed iscrizioni dall’Africa romana”, in Purpurea Aetas. Estudios sobre el mundo antiguo dedicados a la Profesora Pilar Fernández Uriel, a cura di J. Cabrero Piquero e P. González Serrano, Madrid – Salamanca, 2019, pp. 395-423.

Khanoussi M., “Valorizzare Cartagine”, Archeo, 417, ottobre 2019, pp. 60-64.

Lucas S., Fuller D., Boivin N., di Lernia S. et alii, “Archaeological assessment reveals Earth’s early transformation through land use”, Science 365, pp 897-902, doi: 10.1126/science.aax1192.

Lucci E., di Lernia S., Monaco A., Jnen M., Ben Nasr J., “Prehistoric and historic monumental funerary structures in the “Chott el Jérid” area (Southern Tunisia): the importance of photogrammetry for rapid and complete documentation in Saharan contexts”, Digital Archaeology 2, pp. 1-8.

Mastino A., “La colonia romana”, in A. Russo, F. Guarneri, P. Xella e J.A. Zamora López (edd.), Carthago. Il mito immortale, Colosseo. Foro Romano, 27 settembre 2019-29 marzo 2020, pp. 230-232.

Mastino A., “Le terme”, in A. Russo, F. Guarneri, P. Xella e J.A. Zamora López (edd.), Carthago. Il mito immortale, Colosseo. Foro Romano, 27 settembre 2019-29 marzo 2020, pp. 236-237.

Mastino A., “Les mosaïques du Fundus Bassianus a Hippo Diarrhytus : un temoiniage chretien?”, in Purpurea Aetas. Estudios sobre el mundo antiguo dedicados a la Profesora Pilar Fernández Uriel, a cura di J. Cabrero Piquero e P. González Serrano, Madrid – Salamanca, 2019.

Mastino A., “Carmina Saturnia Epigraphica africana? Poesia popolare diffusa oppure arcaismo nelle iscrizioni funerarie di piena età imperiale tra Africa, Numidia e Mauretania”, in Cultura epigráfica y cultura literaria. Estudios en hommenaje a Marc Mayer i Olivé, a cura di G. Baratta, A. Buonopane, J. Velaza, Faenza 2019, pp.275-309.

Mastino A., Zucca R., “Storia e archeologia delle battaglie di Atilius Regulus in Africa”, in Domi forisque. Omaggio a Giovanni Brizzi, a cura di Stefano Magnani, Bologna 2018 (ma 2019), pp. 189-208.

Orsingher A., “A stopover along the journey of Elissa: Kition between Tyre and Carthage”, K. Kittig, B. Morstadt, D. Rehbein, C. von Rüden (edd.), The many face(t)s of Cyprus. 14th Meeting of Postgraduate Cypriot Archaeology, Bochum – Institute for Archaeological Studies, 14th-16th November 2014 (Universitätsforschungen zur prähistorischen Archäologie, 324), Bonn, 123-135.

Orsingher A., “Across Traditions and Beyond Boundaries: the Masks of Carthage”, in B. Jean Collins, S. Blakely (eds.), Religious Convergence in the Ancient Mediterranean (Studies in Ancient Mediterranean Religions, 2), Atlanta (GA): 283-299.

Orsingher A., “Stelae, graves and eastern Mediterranean connections at Carthage: A fresh look at Tomb 324 of P. Gauckler’s Excavations”, Karthago XXXI: 1-25.

Profico A., Tafuri M.A, Di Vincenzo F., Ricci F., Ottini L., Ventura L., Fornaciari G., Di Lernia S. and Manzi G. 2019. Medical imaging as a taphonomic tool. The naturally-mummified bodies from Takarkori rock shelter (Tadrart Acacus, SW Libya, 6100-5600 uncal BP). Journal of Cultural Heritage Management and Sustainable Development DOI 10.1108/JCHMSD-06-2019-0066

Ribichini S., « Présentation des livres Althiburos I-III, par N. Kallala, J. Sanmartí (directeurs), M.C. Belarte (éditeur) », Cartagine. Studi e Ricerche (CaSteR) 4, 2019.

Ribichini S., « Présentation du livre Bambini nel limbo. Dati e proposte interpretative sui tofet fenici e punici, par B. D’Andrea », Cartagine. Studi e Ricerche (CaSteR) 4, 2019.

Ribichini S. (a cura di, con la partecipazione dei soci SAIC Samir Aounallah, Piero Bartoloni, Antonio M. Corda, Bruno D’Andrea, Rossana De Simone, Sara Giardino, Michele Guirguis, Attilio Mastino, Federico Mazza, Adriano Orsinger, Rosana Pla Orquin, Sergio Ribichini, Pier Giorgio Spanu e Alessandro Teatini, e di Edoardo Bitti e Nesrine Nasr), Cartagine, regina del Mediterraneo, Monografie di Archeo, 34, dicembre 2019-gennaio 2020, 130 pp. Timeline Publishing srl.

Rotunno R., Mercuri A. M., Florenzano A., Zerboni A., Di Lernia S., “Coprolites from Rock Shelters: Hunter-Gatherers “Herding” Barbary Sheep in the Early Holocene Sahara”, Journal of African Archaeology 17, pp. 76-94.

Ruggeri P., “Vestae Augustae sacrum. Un donario alla dea del focolare in Africa”, in Purpurea Aetas. Estudios sobre el mundo antiguo dedicados a la Profesora Pilar Fernández Uriel, a cura di J. Cabrero Piquero e P. González Serrano, Madrid – Salamanca, 2019.

Teatini A., “Iunxisse etiam camelos quaternos ad currus in circo. L’«africanizzazione» di uno spettacolo in un singolare medaglione fittile da Hadrumetum (Sousse, Tunisia)”, Anales de Arqueología Cordobesa (AAC) 30, 2019, pp. 281-293.

Teatini A., “Un cantiere di spoliazione a Thignica in età bizantina: indizi epigrafici e tracce archeologiche”, Cartagine. Studi e Ricerche (CaSteR) 4, 2019.

Vai S., Sarno S., Lari M., Luiselli D., Manzi G., Gallinaro M., Mataich S., Hübner A., Modi A., Pilli E., Tafuri M.A., Caramelli D., di Lernia S., “Ancestral Mitochondrial N Lineage from the Neolithic ‘Green’ Sahara”, Scientific Reports 9, March 2019, p. 3530.

 

APERTO IL TESSERAMENTO 2020 ALLA SAIC

S.A.I.C.

Società Scientifica

Scuola Archeologica Italiana di Cartagine

Documentazione, Formazione e Ricerca

Cari amici,

ho il piacere di diffondere il report sull’attività svolta dalla Scuola archeologica italiana di Cartagine nel corso del 2019 (curata da Alberto Gavini) e la domanda di adesione alla Scuola, che è completamente gratuita per i soci ammessi provenienti da Tunisia, Algeria, Marocco e Libia.

In vista del contributo della Fondazione di Sardegna per le attività del 2020 (inaugurazione della Biblioteca Sabatino Moscati nel Museo di Cartagine, Borse di studio per tunisini e italiani, assistenza alle attività di ricerca archeologica italiana in Tunisia, pubblicazione Monografie e numeri IV e V di Caster singole iniziative), Vi saremmo davvero grati se i vecchi soci vorranno effettuare il versamento della quota 2020 di 50 euro a favore di:

Scuola archeologica italiana di Cartagine

Viale Umberto 52

07100 Sassari

Partita Iva 02647730908, tel. 079 2065203

Conto corrente presso Banco di Sardegna Agenzia 1 Via Rolando Sassari

IT39D0101517201000070600215

Con i più cari auguri per il nuovo anno

IL PRESIDENTE

Attilio Mastino

 

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La Biblioteca Sabatino Moscati sulla Byrsa di Cartagine

La Biblioteca Sabatino Moscati arriva sulla Byrsa di Cartagine. 

L’intera collezione (oltre 6000 volumi donati dalla Famiglia Moscati) è stata trasferita nei giorni scorsi dall’Agence de Mise en Valeur et de promotion cultuerelle di Tunisi al Museo di Cartagine, accolta dal direttore Moez Achour.

Grazie a Salvatore e Raymond Ganga, ai borsisti della SAIC, a Samir Aounallah, a Daouda Sow, a tutti coloro che si sono adoperati in questa occasione, reealizzando un’idea di Piero Bartoloni. Grazie a Paola e Laura Moscati per la splendida donazione.

L’inaugurazione è prevista a febbraio 2020.

« VALORIZZARE CARTAGINE ! ».

Nel fascicolo 417 di novembre, ora in edicola, la rivista « Archeo » dedica ampio spazio alla metropoli africana. Alle pagine 60-64 si celebra il 40° anniversario della iscrizione del sito di Cartagine nella Lista del patrimonio mondiale culturale e materiale dell’UNESCO, con un articolo di Mustapha Khanoussi, dirigente di ricerca a r. dell’Institut National du Patrimoine.

 

 

A. Mastino, The Italian Archaeological School of Carthage (with te contribution of Sergio Ribichini), Papers from the 1st Workshop Archaeology in Africa. Potentials and perspectives on laboratory & fieldwork research, Edited by Salvino di Lernia and Marina Gallinaro, Arid Zone Archaeologym Moographs 8, 2019, pp. 149-160

NOVITA’ APPENA PUBBLICATO IL BELLISSIMO VOLUME

 Papers from the 1st Workshop Archaeology in Africa. Potentials and perspectives on laboratory & fieldwork research, Edited by Salvino di Lernia and Marina Gallinaro, Arid Zone Archaeologym Moographs 8, 2019, pp. 149-160

 

Natione Afer: Attilio Mastino ieri a Cartagine (testo provvisorio)

 

 

Laboratoire « Diraset Etudes Maghrébines »

L’autochtonie dans le Maghreb et en Méditerranée occidentale de la protohistoire aux temps modernes : Approches socio-cultelle et patrimoniale

Colloque international Etre autochtone, devenir autochtone : Définitions, représentations

Tunis 24-26 octobre 2019

 

Attilio Mastino

Natione Afer, Maurus, Libicus

Le thème de l’expression natione Afer que Patrick Le Roux a abordé ier et que nous abordons aujourd’hui a, comme nous le verrons, de profondes répercussions historiques, politiques, identitaires, qui frappent même la contemporanéité et concernent l’identité – principalement culturelle- de marins, soldats, auriges, gladiateurs, artistes, médecins, hommes et femmes engagés hors des provinces africaines. Mais il est clair que notre discours doit s’elargir à tout l’empire. Cette identité est également revendiquée par leurs héritiers survivants, qui ne semblent pas se soucier de la traditionnelle hostilité romaine vis-à-vis des pérégrins africains pour laquelle on avait même parlé de racisme et de xénophobie (pensons à l’exitiabile genus Maurorum). Les Africains qui se trouvaient dans des terres lointaines souhaitaient probablement souligner avec nostalgie leurs liens toujours présents avec leurs territoires d’origine, la valeur d’une autochtonie profonde et géographiquement enracinée d’une famille qui, même après son déplacement, continuait à ressentir qu’elle appartenait à un territoire lointain, car – et nous employons ici les mots de Cesare Pavese – « Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti » [Il faut avoir un pays, ne serait-ce que pour le plaisir de partir. Un pays signifie ne pas être seul, savoir que parmi les gens, parmi les plantes, sur la terre, il y a quelque chose qui t’appartient, qui même lorsque tu n’y es pas, t’attend]. C’est donc le refus de renoncer à ses propres racines, avec le rappel à une aire géographique à laquelle on appartenait non pas en tant que incolae extérieurs mais par le sentiment profond, par le lien culturel avec une série de générations précédentes, meme si tous les ancetres n’etaient pas africains et meme s’ils etaien citoyens romains. On perçoit également des sensibilités différentes sur le plan psychologique et ce que Ben Romdhane à Sousse dans Les Afri et leurs territoires à l’époque romaine a défini comme une alternance entre « conception ethno-identitaire » et « conception géo-admistrative ». Il ne s’agit pas d’indiquer tout simplement la provenance géographique, la résidence principale, le domicile, mais par l’expression natio on entre dans un groupe social très vaste, considéré comme unitaire dans son ensemble, même en forçant une réalité faites de rencontres, de relations, de contacts dont nous pourrions dire que Jugurtha est la synthèse. Nous nous rendons parfaitement compte que, suivant les sources, on oscille entre la dimension purement ethnologique (qui est utile pour indiquer le groupe auquel appartient un “étranger” vivant depuis longtemps loin de sa natio d’origine et qui se définit surtout (mais pas tousjours) par l’absence de la civitas romaine) et la culture d’appartenance, la naissance et l’origine géographique lointaine d’un personnage, même si l’on faisait généralement allusion, à l’époque impériale, – malgré l’avis différent de Theodor Mommsen – à une province ou à un groupe de provinces, plus rarement à un peuple (p. es. natione Bessus o natione Batavus) et presque jamais à une ville. <<Un petit nombre d’inscriptions latines sur les pierres tombales de soldats de la marine romaine – a écrit recemment Michael A. Speidel – qualifie le défunt de natione Ponticus. Theodor Mommsen a estimé que de telles dénominations faisaient partie d’un schéma général basé sur «un sens d’affinité généalogique» et ne respectant pas les frontières administratives romaines. De même, une théorie récemment publiée par M. Dana sur Patrie d’origine et patries électives soutient que les soldats ont choisi la manière dont ils indiquaient leur domicile en tenant compte de leur sentiment vis-à-vis de leur lieu d’origine et que, par conséquent, ces désignations traduisaient des sentiments d’identité. En conséquence, les individus se décrivant comme natione Ponticus auraient dû se sentir particulièrement attachés à leur identité «pontique». Cependant, le schéma qui se dégage des sources traditionnelles suggère que l’expression natione Ponticus s’enracine dans les pratiques administratives de la force navale romaine. Pour Speidel il restait néanmoins ambigu et se prêtait à des «malentendus».

Mis à part le fait que seule une minorité de textes relatifs aux Africains concerne les marins, mais aussi certaines femmes, d’ailleurs, il y a une nuance, qui n’est pas la même dans les sources littéraires et dans les sources épigraphiques, entre gentes et nationes, avec un élargissement du champ restreint des gentes installées sur le territoire vers les nationes qui semblent souvent se rapporter à une réalité indistincte, celle d’une province entière ou même à un groupe de provinces, l’Afrique, les Maurétanies, les Gaules, les Hispaniae, la Dalmatie, la Pannonie, la Phrygie, la Sardaigne etc. Quant à l’utilisation de l’expression concernant l’origo, natione Afer, Maurus, Libicus, etc., il est évident que le point de vue adopté dans les inscriptions est totalement extérieur au territoire d’origine, mais celui-ci est toujours rappelé positivement comme étant le territoire d’appartenance. Pour l’Afrique, nous sommes en possession de plus de quarante attestations relatives à des groupes importants de population sans autres distinctions à l’intérieur de ces groupes unitaires de gentes; toutes ces attestations étant documentées à Rome ou en Province mais jamais en Afrique, et n’étant quasiment jamais à l’ablatif, natio, nationes. Au sens propre, nous ne connaissons en Afrique qu’un cas à Madauros de L(ucius) Baebius Crescens, qui est toutefois natione Italica. Dans un autre contexte, en Afrique, on trouve de nombreuses attestations du mot natio.

  Essayons tout d’abord de définir les limites du rapport incertain entre populus, civitas, gens et natio, dont on a amplement discuté ces dernières décennies, à partir de l’article de J. Burian (1961) et de l’ouvrage de J.-M. Lassère, Ubique populus : Pline l’Ancien, dans sa Naturalis Historia, compte pour l’Afrique 516 populi à l’intérieur des provinces romaines, parmi lesquels les citoyens des municipes, des colonies, des oppida ; ex reliquo numero non civitates tantum sed plerique etiam nationes iure dici possut, ut Nattabudes, Capsitani, Musulami, Sabarbares, Massili, Nicives, Vamacures, Cinithi, Musuni, Marchubi et tota Gaetulia ad flumen Nigrim, qui Africam ab Aethiopia dirimit (Pline nat. V, 30). Il suffit de voir cette liste de 10 peuples, que Pline va jusqu’à définir nationes, pour comprendre que l’Auteur exagère, et qu’il sait qu’il exagère (etiam nationes iure dici possunt), en fournissant une liste qui, en réalité, semblerait une liste de gentes, terme considéré par Desanges un véritable synonyme mais qui, en fait, indique des réalités plus restreintes que Afri, Mauri, Libici (nous savons que la tribu la plus importante parmi les Libyens était celles des Gétules) ; d’ailleurs Tacite le confirmera en partie lorsqu’il considère les Cinithii haud spernendam nationem (II,52). Mais l’oscillation dans les sources est très évidente puisque nous pouvons faire la liste des nombreux cas où les groupes ethniques africains sont appelés, un peu rapidement, nationes : à Macomades Selorum dans la Syrte, nous avons même connaissance de bornes frontières, les termini, placés à l’époque de Domitien (VI puissance tribunicienne) sur l’ordre du légat Suellius Flaccus inter nationem Muduciuviorum e[t] Zamuciorum ex conventione utrarumque nationum (IRT 854).

  Pendant la même période, il y a en Syrie, à Héliopolis, un C. Veius Salvi f. Rufus, dux exercitus Africi et Mauretanici ad nationes quae sunt in Mauretania comprimendas, où l’on se réfère certainement à une pluralité de peuples (gentes) installés à l’intérieur des provinces de la Maurétanie (IGLS VI, 2796 ).

  Pendant la période de Trajan, rappelons à Côme, en Transpadana (Regio XI), la précédente carrière d’un L. Calpurnius L.f. Ouf(entina) Fabatus cité en 112 comme [pr]aef(ectus) cohortis VII Lusitan(orum) [et] natio(num) Gaetulic(arum) sex quae sunt in Numidia (CIL V 5267). Et Christine Hamdoune croit pouvoir identifier les six nationes citées à Côme dans les Nattabudes, Sabarbares, Massili, Nicives, Vamacures e Marchubi de Pline.

  Nous pouvons rappeler également le cas des Chinithii, puisque le flamen perpetuus du divin Trajan, appelé par le divin Hadrien à faire partie des cinq décuries de juges à Rome, est célébré à Gightis par une statue ob merita eius et singularem pietatem quam nationi suae (Chinithiorum) praestat (CIL VIII 22729) ; et nous avons déjà souligné que pendant ces mêmes années Tacite considérait les Cinithii haud spernendam nationem (Annales II,52).

  Nous ne tiendrons pas compte ici de l’imposante documentation relative aux gentes africaines, comme dans Tacite à propos des Musulames, gens solitudinibus Africae propinqua nullo etiam tum urbium cultu (Annales II, 52).

  Si nous abandonnons le domaine restreint des nationes (manifestement confondues avec les gentes quant à la qualité des renseignements, quelquefois inexacts, possédés par les auteurs classiques pour des zones peu urbanisées des provinces africaines) et si nous nous plaçons sur un plan plus vaste, le terme natio finit par être utilisé presque exclusivement pour indiquer des personnages provenant d’un vaste territoire provincial. Tacite déjà considère Tacfarinas, natione Numidia de la période de Tibère, comme s’il était originaire d’un espace géographique se référant à l’ancien royaume de Numidie mais n’ayant pas encore été reconnu comme une véritable province autonome de l’Afrique, comme ce sera le cas avec Septime Sévère (Annales II, 52) ; d’ailleurs, nous avons connaissance, dans Salluste, de la gens des Numides liés à Jugurtha : genus hominum salubri corpore, velox, patiens laborum. À Thuburbo, Carus et Carin sont célébrés dans la titulature cosmocratique impériale extérieure à l’urbs Roma, qui définit l’espace universel contrôlé par les empereurs pacatores orbis, gentium, nationumque omnium : il s’agit d’une réalité hétérogène et globale qui est résumée dans l’urbs Roma mais qui se diversifie non seulement en une pluralité de civitas et d’urbes mais aussi de nationes et de gentes.

     Nous nous concentrerons par contre sur l’expression à l’ablatif natione accompagnée de l’ethnique Punicus, Afer, Maurus, Libicus, etc. à partir d’une documentation originale, comme les inscriptions, qui hérite du point de vue des sujets intéressés, donc de ceux qui malgré la distance ont un sens réel d’appartenance et qui, directement ou par le biais de leurs héritiers, désirent exprimer un sentiment, un lien fait de nostalgie et peut-être de regrets. Notre première observation est justement celle qui n’apparaît jamais, à savoir Numida, avec un lien avec le peuple des Numidae bien que très vaste dans l’espace géographique, c’est ainsi que Tacite considère Tacfarinas ; ce qui est très surprenant car l’expression Natione Libicus ferait croire que le lien avec la naissance d’une province (donc avec la période de Septime Sévère pour la Numidie, avec la période de Dioclétien pour la Libye supérieure et pour la Libye inférieure en Cyrénaïque) est tout à fait impropre ; il me semble que l’on doit nécessairement en déduire que les Numides d’Occident, mais aussi les habitants de la Tripolitaine, étaient considérés comme des Afri à part entière ; au contraire, les Libyens (ceux de Cyrénaïque) ne peuvent pas être entièrement compris dans cette catégorie. Nous verrons que nous pouvons documenter cette différence : par exemple, un Numide originaire de Théveste est cité comme Afer : Q(uintus) Iul(ius) Primus imag(inifer) leg(ionis) II Traian(ae) Ger(manicae) For(tis) Antoninianae nat(ione) Afer domo Theveste translat(um) ex leg(ione) III Aug(usta) P(ia) V(ictrici), 6.     Si nous considérons l’ensemble de notre catalogue, nous voyons que l’attestation la plus ancienne est déjà de la période républicaine ; elle concerne une affranchie Numitoria C(ai) l(iberta) Erotis natio(ne) Punica enterrée dans un tombeau familial sur la voie Latine à Rome, à la fin de la période césarienne, 47 av. J.-C. (41, CIL I 2965a) : il s’agit très probablement d’une affranchie d’un C. Numitorius, comme l’oculiste C(aius) Numitorius C(ai) l(ibertus) Nicanor nationi T(h)ebaeus medicus ocularius, enterrée avec d’autres colliberti d’origine orientale (nationi Tebaeus, natione P(h)rugia, natione verna e nationi Smurnaeus) dont l’origo est indiquée pour chacun d’entre eux; son arrivée à Rome depuis l’Afrique et sa manumission doivent être certainement situées avant la refondation de Carthage par Jules César et la nationalité Punica (si la l’interprétation est exacte) doit indiquer de toute évidence une esclave libérée à Rome par son maître et qui à l’origine était en état d’esclavage et donc totalement hors de la citoyenneté romaine ; de plus, il semble évident que l’esclave parlait la langue punique et non le latin, il s’agirait donc d’une identification linguistique et culturelle. Par ailleurs, nous possédons au moins 29 attestations de natione Afer ou Afra (dont 7 au moins à Rome) : une pour un marin en Britannie pour lequel il était précisé Bizacinus oriundus, originaire de Byzacène, donc de la Tunisie centre-méridionale ; 5 attestations de natione Libicus (dont une urbaine) ; 6 attestations de natione Maurus (quasiment toujours à Rome). Ces termes semblent indiquer non seulement la condition de pérégrin (même si nous savons il y a de nombreux cives) mais aussi l’appartenance non pas à une seule ville mais à une population non urbanisée : au total 41 documents au moins devront être confrontés aux expressions domo Africa, domo Mauretania Caesariensi, etc. qui au contraire peuvent se référer à des personnes appartenant à la communauté d’une ville (par ex. Sufetula en Africa; par ex. Saldae et Choba en Maurétanie Césarienne). En réalité, nous avons également domo Thevesti (ThlL 9,1,133,60), civis Carthaginiensis, de loco Kasae (voir également le Caius Zobonis de lo(co) Kasense civis Afer), un oriundus Bizacinus de Thysdrus. Toutefois, nous trouvons aussi des références à une seule ville, sans l’aspect ethnique, avec un emploi imprécis qui rapproche natione de domo: nat(ione) Alex(andrinus) (AE 1906, 163, Ravenne, marin) ; nous avons déjà cité les cas nationi Tebaeus, natione P(h)rugia, natione verna e nationi Smurnaeus.

  D’autres expressions, moins caractérisées sur le plan culturel, ne sont qu’apparemment semblables : domo Africa, domo Mauretania, ex Africa, ex provincia Mauretania, civis Afer, oriundus ex Africa, natus in Africa, etc. L’expression domo Africa ne coïncide pas parfaitement avec natione Afer : à titre d’exemple, nous citerons l’épitaphe de Silicia Namgidde domo Afr(i)ka à Fanum Martis en Lugdunense (CIL XIII 3147, eximia pietate filium secuta à 65 ans), ou bien le cas du médecin C(aius) Iul(ius) Filetion domo Africa, commémoré à 35 ans par ses parents, à Aquincum en Pannonie inférieure (CIL III 3583), enterré au IIIe siècle dans le mausolé du coll(egium) cent(onariorum). Toujours à Aquincum nous avons une explication ultérieure pour M(arcus) Granius Datus vet(eranus) leg(ionis) II Ad(iutricis) domo Africa Sufet(u)la, pour lequel est précisée qu’il provient de Sbeïtla au IIe siècle apr. J.-C. (CIL III 3680).

  Voir Afer (plus générique) accompagné de la ville d’origine : p. ex., Potaissa en Dacie dans la seconde moitié du IIe siècle après J.Ch. (ILD 463): Numini Saturno Reg(i) Patri deorum et Latonae, P(ublius) Recius Primus ben/ef(iciarius) leg(ati) leg(ionis) V M(acedonicae) P(iae) F(idelis) p(osuit) ex v(oto) domo Zigali / Afer, où l’expression nationes n’est pas indiquée. En Pannonie inférieure : M. Iulius Fortunatus vet(eranus) coh(ortis) Maurorum, d(omo) Africa (CIL III 3324) et Ulpius Varivore (?) vet(eranus) alae I Ulpiae Contariorum do(mo) Af(er) à Arrabona sur le limes danubien (CIL III 4389), voir Ubique populus, p. 629.

  Pour le titre, plus générique, de civis Afer, voir p. ex. le texte provenant de Portus dans le Latium et concernant le IIIe siècle (maintenant au Musées du Vatican), CIL XIV 481: D(is) M(anibus) s(acrum). Vale[ri]us Veturius civis Afer colonicus vixii annis LXX me(n)si(bu)s II die(bu)s VIIII (Lassère, Ubique populus, p. 629). Voir également à Celeia dans le Norique CIL III 5230, Aurelius Adiutor, civis Afer, negot(ians) (Lassère, Ubique populus, p. 629); civis Afer à Colonia Agrippinensium, AE 1956, 251 (ibid., p. 641).

  Pour la Maurétanie, citons à Carnuntum en Pannonie Supérieure dans la seconde moitié du IIe siècle apr. J.-C. [—] Crescens Licinianus [trib(unus?) c]oh(ortis) XVIII vol(untariorum) domo Maurit(ania), mort à 45 anni, rappelé par sa femme Abudia Murinilla (AE 1905, 240). Mais même dans ce cas, nous pouvons préciser la ville d’origine, comme pour G(aius) Cornelius Peregrinus trib(unus) cohor(tis) ex provincia Maur(etania) Caesa(riensi) domo Sald[i]s dans une dédicace effectuée Genio loci Fortun(ae) Reduci Romae Aetern(ae) et Fato Bono à Alauna en Britannie (CIL VII 370 = RIB I, 812) ; voir aussi l’inscription de Solva en Pannonie Supérieure (AE 2011, 977) dans la seconde moitié du IIIe siècle : [I(ovi) O(ptimo) M(aximo)].  [pro salu]te Imp(eratoris) Caes(aris). M(arcus) Fl(avius) M(arci) f(ilius) Flavia Impetratus trib(unus) domo Saldas(!) ex Mauret(ania) Caes(ariensi) v(otum) s(olvit) l(ibens) m(erito).

  Le cas de Petavonium en Hispanie Citérieure est similaire pour la dédicace : Herculi sacr[u]m. M(arcus) Sellius L(uci) f(ilius) Arn(ensi) Honoratus domo Choba ex provincia Maur[e]tania Caes(ariense) praef(ectus) eq(uitum) a(lae) II F(laviae) H(ispanorum) c(ivium) R(omanorum) votorum compo/s templa Alcidi deo a fundamentis exstruxit.

  Sont synonymes or(iunda) e[x] Mauretania à Italica (AE 1982, 521), ex prov[i]n[cia] Africa à Tarraco pour un décurion en Hispanie (CIL II 4263 = II. 14, 1204), ou simplement ex Africa (CIL VI 1366, 33867; III 19515) ou bien ex Mauretania Caesariensis encore à Tarraco (CIL II. 14, 1306 = RIT 405): D(is) M(anibus). [Vale]riae Meleti[nae]. [—]mmius Saturnin[us] [ex Ma]uret(ania) Caesariens(i) uxor(i) piissim[ae]  h(oc) m(onumentum) h(eredem) n(on) [s(equetur)]). À Interamnia: natus in Provincia Africa, col. Thapsi (CIL IX 5087)), nata regione Adrumeto à Pinna Vestina (CIL IX 3365); à Rome Numida Aug(usti) n(ostri) ser(vus) vil(icus) Medaurianus et Aemil(ia) Primitiva mater oriundi ex Africa col(onia?) Theveste (CIL VI 13328 = V 64,1); renversé : Theveste ex Africa (CIL III 10515, Aquincum).

  Naturellement, le tableau se complique si nous recherchons l’expression civis Afer ou des expressions analogues et si nous prenons également en compte les cognomina ou les noms simples Afer, Afra, etc. (par ex. le poète Térence, Publius Terentius Afer ; ou en Lusitanie, C(aius) Licinius Afer, Olisipo (Odrinhas 8); Annaea Pompeiana Afra CIL X 2054, Puteoli).

  Les attestations de natione Afer, Maurus, Libicus que nous avons déjà citées dans le catalogue remontent surtout aux IIe et IIIe siècles apr. J.-C. et viennent de :

– Italie 29, Rome 14 (1, 2, 7, 8, 9, 10, 28, 30, 35, 36, 37, 38, 39, 41), Misène 10 (14-21, 26, 31), Puteoli 2 (1112), Ravenne 2 (22, 32, 33), Teanum Sidicinum 1 (27);

– Gaule 2 (Arles 23 et Ludgunum 24)

– Dalmatie 2 (Salona 3-4)

– Égypte 2 (Alexandrie 6, 29).

– Bétique 1 (Malaga, 25), Pannonie Sup. 1 (Carnuntum 5), Mésie inférieure 1 (Ibida, 34), Britannia (Arbeia, 40).

Le nombre total des personnages est élevé, 39, en réalité il ya en a bien au-delà de 50, car probablement leurs parents, leurs femmes, leurs enfants (souvent cités dans les inscriptions), c’est-à-dire leurs héritiers, devaient avoir la même origine africaine.

La condition sociale de ces Africains est plutôt élevée.

Nous avons connaissance d’au moins 7 equites singulares :

T(itus) A[—] n(atione) A[fer —], 1 (qui s’identifie probablement au second)

T(itus) Aur(elius) Ṿ[— nat(ione)] A[fer —], 2

Aurelius Masculinus tur(ma) Quadrat(i) nat(ione) Afer, 8

T(itus) Flavius Fortunatus eq(ues) sing(ularis) Aug(usti) n(ostri) tur(ma) Antonini nat(ione) Afer, 10

 A[ur]elius [—] eq(ues) [s(ingularis)] Aug(usti) n(atione) Mau[rus(?)] turma Marcellini, 35

T(itus) Aur(elius) Pompeius, ẹq(ues) sing̣(ularis) Aug(usti), nat(ione) Maurus, ṭụr(ma) Ạ[..] Pḷẹtọrịnị, 36

un prétorien, certainement citoyen romain :

Decimius Augurinus nat(ione) Afer, mil(es) coh(ortis) I pr(aetoriae) ((centuria)) Martini, 7

Deux légionnaire, certainement citoyens romains, l’un des deux ayant été transféré de l’Afrique à l’Égypte sous Caracalla:

Q(uintus) Iul(ius) Primus imag(inifer) leg(ionis) II Traian(ae) Ger(manicae) For(tis) Antoninianae nat(ione) Afer domo Theveste translat(um) ex leg(ione) III Aug(usta) P(ia) V(ictrici), 6

Q(uintus) Cornel(ius) Victor veteran(us) ex leg(ione) II Traian(a) nat(ione) Afer, 11

un affranchi d’un soldat :

Victor natione Maurum libertus Numeriani [e]q(u)itis ala(e) I Asturum, 40

14 marins, dont 10 de la flotte de Misène y compris deux gubernatores:

Iulius Felix na(tione) Afer gybernator, 17

G(aius) Pomponius Felix natione Afer gybern(ator) cl(assis) pr(aetoriae) M(isenensis), 18

L(ucius) Urbinius Quartinus mil(es) ex clas(se) pr(aetoria) Misen(ensi) nat(ione) Afer, 14

M(arcus) Gargilius Felix armor(um) III(triere) Satyba n(atione) Afer, 15

C(aius) Arule(nius) Restitutus manip(ularis) III(triere) Libertat(e) nat(ione) Afer, 16

L(ucius) Surdinius Saturninus lib(urna) Armata nat(ione) Afer, 20

[Valerius] / na[t(ione) Afe]r III(triere) V+++, 21

Bifonius Celestinus nat(ione) Afer, 26

T(itus) Turranius Pollio III(triere) Salut(e) mil(es) cl(assis) pr(aetoriae) Mis(enensis) n(atione) Libycus, 30

Qu(intus) Silicius Silbanus nat(ione) Afer emerit(us) cl(assis) pr(aetoriae) Mis{s}(enensis), 19

3 marins de la Flotte de Ravenne

M(arcus) Ant(onius) Sopater mil(es) cl(assis) pr(aetoriae) Raven(natis) III(triere) Apoll(ine) st(ipendiorum) XXVII nat(ione) Libucus, 31

[—] Arrianius IIII(quadriere) Fort(una) nat(ione) Liby(cus), 32

[—nat(ione) Lib]yc(us), 33

Un marin de la Flotte Britannique

[—]entius Saturninus ex [—] classis Britannicae Phi[lippianae na]tione Afer Bizacinus o[riundus] [m]unicipio, 23

5 auriges, agitatores, reliés à deux factions pour les courses du Circus Maximus : factio prasina pour les Afri et factio veneta pour les Mauri, donc les verts et les bleus dévots de la Terre Mère et du ciel ou de la mer.

Scorpianus [agita]tor factionis [—] natione Afer, Carnuntum, 5

M(arcus) Aurelius Liber pater et magister et socius, dominus et agitator factionis prasinae et son fils Aurelius Caecilius Planeta Protogenes, natione Afri, Rome, 8

M(arcus) Aurelius Liber dominus et agitator fact(ionis) prasin(ae) kapitolioni(cae) nat(ione) Afer, Teanum Sidicinum, 27

 Crescens, agit(ator) factionis ven(etae), natione Maurus, annorum XXII, quadriga primum vicit, Rome, 37

Deux gladiateurs (un secutor et un scutarius):

Crinitus secutor nat(ione) Afer, 4

Valerius Lila scutarius natione Maurus, 38-39

Un rhéteur, voir ThlL s.v. natio, 9,1, 133,55 et Lassère, Ubique populus, p. 629

Q(uintus) Publicius Aemilianus rhetor natione{m} Afer, 3

Un artisan verrier et sa famille

Iulius Alexsa(n)der natione Afer civis Carthagine(n)sis opificus artis vitriae, 24 (pour Lassère, Ubique populus, p. 627, il est rappelé comme Africain à Lugdunum avec ses enfants, également Africains, Iulius Alexius, Iulius Felix, Iulius Gallonius, Numonia Belliosa et ses 6 petits-enfants).

Incertains

Q(uintus) Marcius Quadratus nat(ione) Lib(ycus?), 34

L(ucius) Volussius Saturninus na(tione) vel na(tus) Afer, Neapolitanus, 28

Femmes

Maia Tertyll{l}a nat(ione) Afra, 13

Bruttia Rogatina nat(ione) Afra, 29

Numitoria C(ai) l(iberta) Erotis natio(ne) Punica, 41

Enfants chrétiens

Aurelius Iulianus natione{m} Afra{m}, 25

Quasiment tous ont des noms complets, seuls quatre n’ont qu’un seul nom : le gladiateur Crinitus secutor nat(ione) Afer, 4; les auriges Scorpianus [agita]tor factionis [—] natione Afer, 5 et Crescens natione Maurus, 37; Victor natione Maurus, 40. Ceci fait supposer que la plupart sont des citoyens romains de première et seconde génération. Notons le nombre de Iulii, trois, Q. Iulius Primus, légionnaire, mari de Aurelia Dioscorus 6; Iulius Felix, mari de Flavia Nicopolis, 17; Iulius Alexsander, natione Afer civis Carthagine(n)sis, 24; de Flavii: T(itus) Flavius Fortunatus, nat(ione) Afer, eques singularis, rappelé par ses héritiers heredes T. Aur(elius) Annius e T. Aur(elius) Genialis, 10. Enfin les Aurelii, sept :  Aurelius Masculinus tur(ma) Quadrat(i) nat(ione) Afer , 8; M(arcus) Aurelius Liber agitator factionis prasinae et son fils Aurelius Caecilius Planeta natione Afri 9, M(arcus) Aurelius Liber domino et agitatori fact(ionis) prasin(ae) kapitolini(cae) 27; A[ur]elius [—] eq(ues) [s(ingularis)] Aug(usti) n(atione) Mau[rus(?)], 35. T(itus) Aur(elius) Pompeius, nat(ione) Maurus, 36. Chrétien, Aurelius Iulianus natione{m} Afra{m}, 25. Nous avons aussi Antonii, Arulenii, Bifinii, Bruttii, Cornelii, Furii, Gargilii, Herenii, Marcii, Marii, Pomponii, Silicii, Surdinii, Turranii, Urbinii, Valerii, Volussii.

Certains sont probablement des affranchis portant un cognomen grec (M(arcus) Ant(onius) Sopater nat(ione) Libucus, 31). Même le rhéteur Q(uintus) Publicius Aemilianus rhetor natione{m} Afer porte un gentilice Publicius, qui pourrait indiquer l’origine libertine d’une famille dont les ancêtres était des esclaves de la colonie de Salone (3). D’ailleurs, l’indication de libertus est presque toujours omise, sauf pour Victor natione Maurum libertus Numeriani [e]q(u)itis ala(e) I Asturum, 40, affranchi d’un soldat ; et voir également Numitoria C(ai) l(iberta) Erotis natio(ne) Punica, 41.

De toute évidence, sont citoyens romains le prétorien Decimius Augurinus nat(ione) Afer, mil(es) coh(ortis) I pr(aetoriae) ((centuria)) Martini, ; les légionnaires (Q(uintus) Iul(ius) Primus imag(inifer) leg(ionis) II Traian(ae) Ger(manicae) For(tis) Antoninianae nat(ione) Afer domo Theveste translat(um) ex leg(ione) III Aug(usta) P(ia) V(ictrici), 6; Q(uintus) Cornel(ius) Victor veteran(us) ex leg(ione) II Traian(a) nat(ione) Afer, 11) et tous les sept sont equites singulares.

Certains cognomina africains présentent un grand intérêt : L(ucius) Surdinius Saturninus, nat(ione) Afer , 20; L(ucius) Volussius Saturninus na(tione) vel na(tus) Afer, Neapolitanus, 28; [—]entius Saturninus, [na]tione Afer Bizacinus o[riundus m]unicipio, 23.

Quasiment tous les personnages indiqués par l’expression natione Mauri ont un statut social inférieur à celui des Africains.

L’inscription de Slava Rusa, ville roumaine où se déroulent les fouilles archéologiques de l’Université de Sassari, l’ancienne Ibida ou Libida en Mésie inférieure, est d’un grand intérêt : Conrad 233 = IScM-05, 00225 = AE 1980, 825 EDCS-ID: EDCS-11300771, Ubi erat Lupa, 21021. Récemment, L. Mihailescu Birliba (La cité romaine du Haut-empire d’Ibida (Mésie inférieure), Considérations historiques selon le dossier épigraphique, “Studia Antiqua et Archaeologica” XVII, 2011, p. 102 nr. 4) a proposé de revoir la dédicace à la mémoire de Q(uintus) Marcius Quadratus nat(ione) Lib(ycus?), de 95 ans, par son fils Q(uintus) Marcius Provincialis fil(ius): nous devrions comprendre nat(ione) Li(burnus) ; cette dédicace serait assez surprenante, étant unique et faisant référence à un territoire qui n’a jamais constitué une province autonome, comprise dans la Dalmatie. La Liburnie était une ancienne région de la côte nord-orientale de l’Adriatique, dans la Croatie actuelle ; elle était habitée par le peuple illyrien des Liburniens. Il faut également exclure l’interprétation nat(ion) Li(bidensis) qui ferait exceptionnellement référence à la ville de Libida, juste à l’emplacement de la sépulture originale, et non pas à une province.Nous ne pouvons pas ici approfondir les détails, mais il convient de noter que, dans l’Antiquité tardive, l’expression “natione Afer” n’a pas été perdue : voir par ex., dans le conflit avec les Aryens en Gaule, les cas de Cerealis episcopus natione Afer (Gennade de Marseille vir. ill. 96) et Pomerius natione Maurus, in Gallia presbyter ordinatus (Gennade 98). Mais la question pourrait être suivie dans le temps à une période plus récente. 2. En général, natio souligne la pluralité des composantes de la société romaine des provinces et permet d’apprécier la communauté de droit à laquelle on appartenait par lien de sang, à partir du pays de naissance, du lieu d’origine et d’ancienne appartenance. Le terme était fréquemment utilisé pour désigner également les barbares qui vivaient hors de l’empire romain ou qui avaient leur propre langue et leurs propres traditions, mais toujours vus de l’extérieur. Natio pouvait indiquer de manière générique une ethnie ou pouvait être utilisée pour caractériser même un seul représentant d’une entité géographique plus vaste, comprenant plusieurs populi et gentes. Pourtant, généralement, natio contient également un aspect qui incluait, sur les plans ethnique et culturel, notre terme “nation” qui apparaît aujourd’hui plus caractérisé sur le plan identitaire, plus capable d’identification spécifique, faisant référence à des peuples qui « ont en commun leur langue, leur histoire, leurs traditions ». Pour les provinces, la question avait des contenus culturels et juridiques importants quant au rapport entre la citoyenneté romaine et les iura gentis, c’est-à-dire les traditions juridiques locales des peregrini, qui persistaient dans une province romaine, comme en témoigne par exemple la Tabula Banasitana ; ces éléments montrent en quelque sorte que le “système juridique pré-romain” survivait en pleine période impériale.Pour expliquer le terme natio, dans le sens de “patrie”, origo, lieu géographique de naissance et d’origine mais aussi domicilium (en grec génos, éthnos, polítes), le grammairien Lucius Cincius, repris par Festus pendant la période républicaine, faisait référence à ceux qui ont leurs racines dans un territoire où ils sont nés et où ils continuent à vivre : genus hominum, qui non aliunde venerunt, sed ibi nati sunt ubi incolunt. Cependant, le terme natione Afer n’est jamais documenté dans la région d’origine mais uniquement dans une terre très lointaine. À ce propos, il faut préciser la différence avec gens car la notion exprimée par ce terme est liée à la série d’ancêtres présents dans une lignée familiale et unis par une relation de sang ; la notion de natio, en revanche, tient compte de la relation d’un groupe social donné avec un lieu d’origine géographique; en effet ce terme indique le sol de la patrie d’origine, « solum patrium quaerit », car il est homoradical avec le verbe nascor. Par conséquent, dans l’article natio écrit pour le Thesaurus linguae Latinae (a. 2014), Friedrich Spoth observe qu’en utilisant le terme natio, on veut parler notamment de coetu hominum, qui coniuncti sunt vinculo, peut-être unius originis, linguae, religionis similiter. On saisit donc le sens de l’expression natione verna, dans laquelle verna ne doit pas être compris dans son sens habituel d’”esclave né chez le maître”, mais dans le sens plus ancien de “natif”, puisque cette expression est utilisée surtout pour les affranchis et non pas pour les esclaves. Généralement natio est utilisé pour indiquer un « populus », c’est-à-dire « homines, nomine vinculo originis, religionis similiter coniuncti » : les populations étrangères, alliées ou soumises à Rome (nationes exterae) ; il désigne quelquefois des peuples hostiles à la Res pubblica ou bien des groupes ethniques définis ethnocentriquement “barbares et arriérés” par rapport à la culture dont les Romains se croyaient les principaux porteurs. Mais pas dans notre cas car l’expression est vue positivement par les provinciaux africains ou par leurs héritiers. Pendant la période romaine, cette notion visait principalement les peregrini qui vivaient dans de vastes régions de l’espace géographique de l’empire et qui conservaient leurs traditions et, en quelque sorte, leur propre citoyenneté, quelquefois comme alternative à la citoyenneté romaine : natio est donc la communauté de droit à laquelle on appartenait par lien de sang, à partir du pays dans lequel on était né, du lieu d’origine et d’ancienne appartenance. Le terme était fréquemment utilisé – péjorativement – pour désigner les barbares vivant hors de l’Empire romain, qui possédaient leur propre langue et leurs propres traditions.Natio pouvait indiquer de manière générique une ethnie ou pouvait être utilisé pour caractériser même un seul représentant d’une entité géographique plus vaste, comprenant différents populi et gentes. On saisit le sens de l’utilisation du terme natio lorsqu’il était utilisé pour indiquer – avec une nuance culturelle et identitaire – l’ensemble des peuples qui occupaient une province en dehors de la péninsule (comme l’Afrique Proconsulaire, la Maurétanie, la Sardaigne), organisée selon sa propre lex provinciae et soumise à l’origine à l’imperium d’un magistrat. Dans certains cas, il s’agissait de plusieurs provinces : les Maurétanies, héritières du royaume de Juba II et de Ptolémée, les Gaules, les Espagnes, etc. Par contre, les Romains préféraient utiliser les termes civitas, patria, res publica, Urbs, termes qui, évidemment, ne coïncident pas mais qui contiennent des nuances différentes pour indiquer une dimension juridique et institutionnelle fondée sur le libertas.En 2005, dans son Manuel d’épigraphie romaine, Jean-Marie Lassère est allé jusqu’à affirmer, pour l’expression attribuée à un certain Iulius Alexsander natione Afer (24), que « le mot natio peut faire référence non à la naissance mais à la culture dont participe le personnage corcerné » : ce qui serait prouvé par le passage du de inventione de Cicéron (I, 24,35) dans lequel il se demande si un individu est grec ou barbare de par sa culture: natione, Graius an Barbarus ? En pratique, sur le plan psychologique, la mention épigraphique de la natio, si fréquente au IIe siècle apr. J.-C., pourrait être l’écho d’une nostalgie lointaine et peut-être inavouable « de déracinés », de personnages qui, tout en vivant à distance, n’oubliaient pas leur patrie lointaine, leur terre d’origine ; des individus ne souhaitant pas que des doutes subsistent quant à leur origine et qui ne voulaient pas être confondus avec les incolae, simples résidents qui n’étaient pas des membres à part entière de la communauté qui les avait accueillis. Par conséquent, on n’est explicitement natio Afri que si l’on vit hors de la province proconsulaire, mais il est sous-entendu que cette expression pourrait s’appliquer à tous les résidents, cives et peregrini.Afin de proposer une contribution particulière à la notion de natio à attribuer historiquement à l’ensemble des populi qui occupaient l’Afrique du Nord, nous voulons ici rassembler tous les passages épigraphiques dans lesquels l’expression natione Afer (mais aussi Maurus, Punicus, Libicus etc.) est présente, « avec l’exposant natione suivie du nominatif du nom géographique sous forme adjectivale », signifiant donc “Africain par nationalité”, même si l’écart temporel rend absolument impossible l’assimilation réelle du mot latin natio avec le contenu substantiel du terme français moderne “nation”, aujourd’hui trop caractérisé et, désormais lié, en Afrique du Nord plus qu’en Europe, à la phase postcoloniale du Maghreb.En effet, comme on le sait, la “nation” se distingue nettement du “peuple”, car elle repose avant tout sur des contraintes non juridiques mais prima facie naturelles et hérite aujourd’hui de tous les conditionnements des nationalismes de notre temps, qui vont du plan géographique au plan éthique et culturel. Ce thème devient encore plus aigu en Afrique du Nord, dans la relation entre paranabisme et nationalisme qui a caractérisé la période post-coloniale, notamment en Algérie, où l’idée d’une nationalité berbère, maure ou numide, continue à plaire. Il faut dire que cette expression est déjà documentée à l’époque de César, mais on la retrouve surtout au IIe siècle chez les Antonins et les Sévères ; elle sert initialement à définir la patrie des soldats d’origine pérégrine décédés hors de leur province d’origine, généralement sans indiquer leur ville d’origine ou la gens, mais avec un vaste champ de référence qui pouvait être plus compréhensible même pour les personnes les moins cultivées : c’était fréquent surtout pour les provinciaux qui n’avaient pas encore obtenu la citoyenneté romaine, avant Caracalla.Dans le monde romain, pour indiquer par exemple les personnes venant de la province Sardinia, les civils utilisaient souvent l’expression Sardus ou domo Sardinia ; les légionnaires et les soldats des cohortes auxiliaires étaient simplement Sardus ou ex Sardinia avec l’indication de la ville (Caralitanus, Sulcitanus, etc.) ; l’origo d’un village, Nur(ac) Alb(-), ou d’un peuple, Fifensis ex Sar (dinia), Caresius, etc., était également indiquée.La précieuse indication natione Afer, attribuée à de nombreux marins des flottes militaires de Misène et de Ravenne, notamment au IIe siècle apr. J.-C., présente plus d’intérêt. L’expression revêt un caractère particulier du fait qu’elle renvoie à une province bien délimitée du point de vue géographique et divisée en une série de populi qui, avant Caracalla, n’avaient pas encore obtenu la civitas romaine.Du fait de sa transversalité, le thème “nation” a été étudié par des historiens du passé et du présent : en ce qui concerne les Africains, à partir de leur nature hybridée par différents composants, le terme se prête très bien à être décliné selon un long arc chronologique, de l’antiquité romaine aux nationalismes d’aujourd’hui. De nos jours, des siècles après, le débat sur la “souveraineté” controversée s’enrichit peut-être d’un nouvel élément qui nous permet d’assister en direct à l’identification d’une “natio” reconnue par les Romains, à la fois héritage du passé préhistorique et prémisse pour les développements ultérieurs.Nous devrions donc distinguer d’une part une dimension culturelle-identitaire (natio incapable de s’affirmer) et, d’autre part, une dimension juridico-institutionnelle (civitas caractérisée par la libertas) : « de ce point de vue, la distinction natio/civitas ressemblerait à la distinction actuelle entre ethnie et nation-état, l’ethnie apparaissant comme la nationalité perdante et, en tant que telle, tombant dans une condition de re-naturalisation, éloignée de l’aspiration à la liberté qui caractérise le demos fondateur d’institutions ».Même avec ses limites et ses différences sémantiques et fonctionnelles, au-delà de l’abîme chronologique et culturel qui nous sépare, l’expression romaine natione Afer, qui témoigne du désir de rappeler le lieu de naissance, de s’identifier comme originaires de la province lointaine au sein de la communis patria représentée par Rome et par l’empire, peut sans doute nous suggérer quelque chose aujourd’hui encore ; elle peut témoigner de la richesse et de la diversité culturelle de l’histoire de l’Afrique du Nord, sans se perdre dans un débat stérile sur le nationalisme du XIXe siècle fondé sur identité immuable et momifiée: dans la Méditerranée d’aujourd’hui, la Tunisie, l’Algérie et le Maroc se tournent, dans leur complexité, vers un horizon véritablement global.



 

 

La riunione dei borsisti della nostra Scuola

Oggi come previsto si è svolto all’Institut National du Patrimoine di Tunisi l’incontro con i borsisti della Scuola archeologica italiana di Cartagine.
Nell’occasone l’INP era rappresentato dal Directeur de la Programmation, de la Coopération et de la Publication Taoufik Redissi. Alla riunione hanno partecipato 6 borsisti su 7, come previsto. Alberto Gavini ha esordito porgendo a tutti i presenti i saluti della Scuola e ringraziando l’INP per l’ospitalità. Ha presentato brevemente il progetto “Biblioteca Moscati” della Fondazione di Sardegna nel quale le borse sono inserite. Ha parlato della rivista CaSteR e della possibilità per i borsisti di presentare un contributo a fine anno.
Taoufik Redissi ha fatto i complimenti per l’iniziativa ed ha chiesto che l’INP sia in futuro coinvolto nella scelta dei borsisti. Ha poi fatto domande ai singoli borsisti sulle ricerche in corso.
Dalla discussione sono emerse alcune proposte operative che saranno presentate al Consiglio Scientifico della Scuola.
Il prossimo appuntamento è per venerdì 25 ottobre ore 8 presso l’Hotel Ramada a Gammarth per l’Assemblea della Scuola e il Convegno sugli autoctoni, dove il Presidente Attilio Mastino presenterà una relazione sul tema “Natione Afer”. Le foto sono di Elena Trifescu.

 

I borsisti:

  • MOSBAH MABROUKI di Gafsa
  • AMIR GHARBI de Bizerte
  • FATMA TOUJ di  Tunis
  • NESRINE NASR di  Tunis
  • HAJER Hammouda El Moufti di Tunisi
  • KHALED DHIFI de Regueb
  • INES BALLOUCHI di Tunis