“Carthage, Maîtresse de la Méditerranée, Capitale de l’Afrique” è un volume che mi ha affascinato profondamente in quanto rivela nella sua maestosa grandezza una città immortale del Mediterraneo. Una città che ha giocato un ruolo fondamentale su quattro scenari: Africa, Mediterraneo, Vicino Oriente ed Europa.
Da qui la necessità di approfondire la tematica andando oltre la semplice recensione del volume.
Pertanto, ho invitato i Prof. Bartoloni e Ribichini a scavare ancora più a fondo al fine di cogliere l’intima anima di Cartagine.
Il Prof. Sergio Ribichini, Segretario della SAIC, ha svolto un’ampia introduzione dove si evincono altri preziosi dettagli su Cartagine, mentre il Prof. Piero Bartoloni, Presidente Onorario della SAIC, ha risposto ad alcune nostre domande.
Eccovi, dunque, l’introduzione del Prof. Ribichini.
Esito molto a considerare vari punti, giacché tanto le prime domande (le domande sono quelle che ho posto al Prof. Bartoloni – nda) , quanto un po’ tutti i quesiti che lei pone, riguardano le fasi di ideazione, progettazione e realizzazione dello splendido volume: fasi che sono state curate da altri, non da me, intendo in particolare da Attilio Mastino e Samir Aounallah. Io sono stato invitato a partecipare con un contributo specifico, e ho comunque preso parte a tutte le fasi di discussione preliminare dei vari capitoli, giacché i due curatori sopra menzionati, una volta concepito il volume, hanno seguito il metodo della piena condivisione democratica di tutto il lavoro: di fatto, i singoli contributi sono stati fatti circolare nella loro prima stesura e dopo una revisione dei curatori, in modo che gli Autori (come vede siamo tanti autori, di varie nazionalità, interessi e competenze specifiche) potessero tenere conto del lavoro degli altri per il proprio e assicurare una omogeneità generale a tutta la pubblicazione.
Con i curatori ho poi scambiato varie considerazioni, su alcuni punti specifici. La poliedricità degli approcci e delle competenze dei singoli autori è, a mio avviso, grazie al lavoro di coordinamento che le ho appena sintetizzato, un altro degli elementi qualificanti di quest’opera, che lei stesso ha bene individuato, nella capacità che il volume ha di affrontare una notevole quantità di questioni. Per questo, inoltre, mi pare riuscito l’obiettivo di presentare Cartagine come “regina” del Mediterraneo, con un approccio innovativo, originale e aggiornatissimo che, avendo chiamato a raccolta tanti studiosi impegnati nei vari campi della ricerca contemporanea, difficilmente potrà essere eguagliato in tempi brevi e con così qualificate competenze. Provi a scorrere i capitoli e verifichi lei stesso nomi e ruoli degli autori: noti e meno noti, sono tutti protagonisti degli studi su Cartagine, dai più anziani (taluni oggi in pensione, come me) ai giovani che dai suddetti anziani sono indirizzati e incoraggiati per il loro dottorato e il loro inserimento nei ruoli della conoscenza e della salvaguardia del patrimonio culturale tunisino.
E pur appartenendo a diverse nazionalità, ci conosciamo quasi tutti, giovani e meno giovani. Il volume è “unico”, come dice lei, anche per questo, senza false modestie né nazionalismi. Mi lasci poi sottolineare altri due aspetti, che a me paiono altrettanto peculiari e qualificanti. Il primo è nel nome e nei curricola dei due curatori dell’opera: un italiano (professore di Storia Romana di vastissima notorietà internazionale) qual è appunto il prof. Attilio Mastino, e un tunisino (un Dirigente di ricerca dell’Institut National du Patrimoine, di altrettanta fama internazionale, responsabile di progetti scientifici congiunti con Paesi stranieri e molto impegnato anche nella Valorizzazione del patrimonio culturale tunisino) qual è il collega Samir Aounallah. Una coppia di nomi di alto profilo, che non solo non dimentica “a priori” il fatto che Cartagine sia patrimonio tunisino, ma che offre con questo volume un altro importante risultato di una collaborazione italo-tunisina che dura da decenni e con ottimi frutti. Un volume, per di più, realizzato con metodo democratico, condiviso tra i vari autori. Ho sui miei scaffali varie iniziative enciclopediche cui ho partecipato nel corso degli anni, dal Catalogo della Mostra “I Fenici” del 1988 a Palazzo Grassi di Venezia (tradotto in francese, inglese, tedesco, ancora in commercio), a quello per l’esposizione del Badische Landesmuseum di Karlsruhe del 2004-2005, col titolo “Hannibal ad portas. Macht und Reichtum Karthagos”, edito solo in lingua tedesca, e proseguire con varie enciclopedie delle religioni per le quali ho scritto i capitoli relativi ai Fenici e a Cartagine, in italiano e in francese. Potrei citare anche altri volumi collettanei, per lo più cataloghi di esposizioni importanti, come “La Méditerranée des Phéniciens de Tyr à Carthage” (Institut du monde arabe, Parigi 2007-2008), o anche “Carthage, Fact and Myth” (Rijksmuseum van Oudheden, di Leida, 2014-2015).
Sarebbe facile verificare, al confronto, la ricchezza dei materiali, la novità delle scoperte, l’originalità di questo volume che, ripeto, non è frutto della collaborazione estemporanea di due singoli studiosi ma è risultato di un lavoro condiviso con pari dignità da studiosi tunisini e stranieri per presentare il patrimonio archeologico di Cartagine, con i suoi tesori e la sua storia che ancora oggi, specie dopo gli avvenimenti sanguinosi al Bardo del marzo 2015, rappresenta un elemento di solidarietà culturale e sociale per tutti i paesi del Mediterraneo. Cito non a caso il principale Museo di Tunisi, giacché questo volume su Cartagine fa seguito a un altro, di analogo impianto, curato sempre da Samir Aounallah con la partecipazione di altri studiosi, tunisini ed europei, in omaggio alle vittime di quell’attentato. Parlo di “Un monument, un musée: Je suis Bardo”, Testi raccolti da Samir Aounallah, opera di ricercatori (anche italiani) che descrivono le diverse collezioni del Museo. Ho motivo di credere, insomma, e non per vana e falsa presunzione (io ho fatto ben poco), che difficilmente il volume sarà eguagliato e superato per un bel numero di anni.
Il secondo aspetto che mi sembra utile affrontare è l’edizione in sé stessa, rispetto a tante pulsioni sovraniste o nazionaliste che inquinano i nostri giorni e invadono i social media. Il libro è scritto in una lingua che oggi è in grado di raggiungere un potenziale numero di lettori assai vasto; ed è pubblicato a Tunisi, su iniziativa dei Tunisini, in una edizione graficamente impeccabile. Certo, io stesso, noi tutti ci auguriamo che possa presto essere tradotto anche in italiano per raggiungere un numero ancor più ampio di lettori e diffondersi davvero anche nelle librerie della nostra nazione. Ma già così il risultato è conseguito. Se provo inoltre a confrontare la lista degli autori di questo volume con quella di altri sull’argomento, analoghi e precedenti, trovo un altro elemento di novità che occorre segnalare. Non è l’Europa che si interessa a una antica civiltà regina del Mediterraneo, ma sono studiosi/uomini del Mediterraneo moderno che esaminano le comuni e antiche radici. Osservi altresì i logo presenti sulla quarta di copertina, in basso, accanto all’ISBN: ci troverà tre “anime” degli studi contemporanei sul patrimonio archeologico della Tunisia.
A sinistra il logo dell’Institut National du Patrimoine, che partecipa al volume con i suoi ricercatori e di Cartagine arricchisce la conoscenza con scavi e ricerche continue. A destra il logo della Agence de Mise en Valeur du Patrimoine et de Promotion Culturelle; che ha pubblicato il volume e che si occupa della valorizzazione del patrimonio archeologico tunisino, dalla preistoria al medio evo e non solo. Al centro il logo della SAIC, “Scuola Archeologica Italiana di Cartagine”, presieduta proprio da Attilio Mastino, sorta nel 2016, che si propone come voce della comunità scientifica italiana interessata alle antiche civiltà mediterranee, relativamente alle Scienze Storiche, Archeologiche e dell’Antichità, alla Storia dell’Arte, alla Conservazione, alla Valorizzazione e al Restauro dei Beni culturali. La SAIC intende favorire il coordinamento tra le iniziative della cooperazione italiana, appoggiare opportunità di ricerca, formazione e diffusione delle conoscenze, valorizzare gli apporti di ogni singola iniziativa, contribuire attivamente al dialogo interculturale e alle politiche di sviluppo della Tunisia e più in generale dei paesi del Maghreb. L’idea de libro, come avrà compreso, è nata anche a seguito della nascita della nostra Società scientifica, della stretta collaborazione paritetica tra italiani e tunisini, per la riscoperta e valorizzazione del patrimonio di Cartagine. Lavoriamo insieme, ci arricchiamo delle competenze e delle conoscenze degli altri, diamo spazio a tutte le voci della ricerca e promozione culturale, collaboriamo con l’Istituto Italiano di Cultura e l’Ambasciata di Tunisi e con tutte le istituzioni tunisine qui citate. Ma su questo non mi dilungo; ci trova al sito https://www.scuolacartagine.it/ e su Facebook (@scuolaCartagine) , mentre le nostre pubblicazioni, che proprio a “Cartagine” si intitolano, le trova disponibili gratuitamente sul sito http://ojs.unica.it/index.php/caster.
Quanto alla “grandezza” di Cartagine (eviterei di parlare di “missione”, però), mi limito a rimandare alle pagine conclusive firmate da Samir, 414-415. Sui miti di Cartagine, o meglio su Cartagine nei miti e nelle ideologie (dalla pelle di bue tagliata a strisce da una donna/regina, alla fama della terribile statua di bronzo del dio divoratore di bambini, all’infida Cartago e la rivisitazione delle guerre puniche nella propaganda fascista), il discorso sarebbe ancora più lungo, seppure non meno affascinante; ma ho scritto già troppo e spero di avere dato risposta piena alle sue domande.
Ora diamo la parola al Prof. Bartoloni.
Com’è nata l’idea di realizzare un volume così impegnativo su Cartagine?
“Un primo volume di ampio respiro e di grandi dimensioni è stato pubblicato nel 2016 per ricordare le vittime dell’attentato al Muséedu Bardo. Da questo volume è nata probabilmente l’idea di pubblicare un volume gemello su Cartagine.”
Ho definito impegnativo il volume perché è evidente che sia occorso un impressionante lavoro di coordinamento…
“Samir Aounallah e Attilio Mastino hanno coordinato il lavoro dei differenti Autori, assegnando i vari capitoli agli specialisti del ramo.”
Come si è svolto tale imponente lavoro di coordinamento anche per via del fatto che il volume affronta una quantità rilevantissima di questioni…
“Il lavoro è stato coordinato materialmente via mail e i testi prodotti sono stati esaminati da Samir Aounallah, che ha indicato ampliamenti, tagli e correzioni.”
Ciò che rende unico il volume “Cathage…” è che riesce a dare per la prima volta un’idea ben precisa e fondata della grandezza di Cartagine…
“E’ evidente che il volume è destinato anche al cosiddetto grande pubblico, ma l’interesse dell’opera è dovuto alla presenza dei contenuti delle ricerche più recenti effettuate dagli specialisti del ramo e dei singoli argomenti.”
Ho molto apprezzato questo continuum storico che abbraccia la storia di Cartagine dal periodo fenicio a quello musulmano, mentre l’attenzione di tutti si appunta solo al periodo fenicio e alla sconfitta ad opera di Roma…
“Cartagine ha avuto una sua storia anche dopo l’islamizzazione della Tunisia. Ciò che è importante è la constatazione che la storia di Cartagine fenicia e punica, dunque preislamica, è sentita come storia patria dal Popolo tunisino.E’ chiaro che Cartagine interessa anche il mondo romano, perché nessun nemico di Roma è stato così vicino alla vittoria.”
Perché “Carthage Maitresse de la Mediterranée Capitale de l’Afrique”?
“Cartagine tra la seconda metà del VI e fino alla metà del III secolo a.C. è stato il “tutore dell’ordine” del Mediterraneo occidentale. Nulla e nessuno si è mosso senza il suo beneplacito.”
Perché “Maitresse” e perché “Capitale”? Che relazione intercorre fra questi due termini?
“Maitresse significa Signora, anche in sottile ricordo della mitica regina Elissa (Didone); capitale perché tra il VI e il III secolo a.C. è stata padrona o, comunque, tutrice delle terre affacciate sul Mediterraneo occidentale.”
Cartagine ha svolto un ruolo di cerniera fra Europa, Mediterraneo, Asia Minore ed Africa; come è riuscita ad assolvere a tale delicata missione?
“Cartagine non è stata fondata come colonia solitaria, ma, tra il IX e il VII secolo a.C., numerose altre città fenicie hanno costituito i capisaldi del commercio dell’argento in tutto il Mediterraneo. Ricordo Sulky in Sardegna, Mozia in Sicilia, Huelva nella Penisola Iberica.”
Possiamo definire Cartagine la prima città moderna del mondo antico? Se si perché?
“Una sola considerazione basta a definire il valore di Cartagine nel mondo antico: si tratta, oltre ad Atene, dell’unica città di cui Aristotele ha descritto la costituzione!”
Cartagine attrae per il suo fascino… C’è molto mito nella sua narrazione, non credete?
“Molti miti di origine fenicia, greca e romana si sovrappongono, ma il nucleo centrale di origine orientale è abbastanza enucleabile. Per esempio la dicotomia tra il potere regale, che esprimeva la politica “progressista”, e quello religioso, che invece caldeggiava la politica “conservatrice”. Ancora oggi, in Oriente si verifica la stessa situazione.”
Come Cartagine ha costruito questa aurea di città leggendaria?
“Il mito lo ha costruito probabilmente Roma, in relazione alle guerre senza quartiere combattute per circa un centinaio di anni. Se il nemico vinto viene nobilitato, anche il vincitore trova ulteriore giovamento e maggiore fama.”
Ci sarà un seguito al primo volume riguardante Cartagine?
“I futuri volumi non sono in programma ma sono possibili: si potrebbero approfondire alcuni argomenti che necessariamente sono stati solo sfiorati.”
Recensione di “Carthage, Maîtresse de la Méditerranée, Capitale de l’Afrique”:
“Carthage, Maîtresse de la Méditerranée, Capitale de l’Afrique”
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La foto di copertina è stata presa dal sito http://ripassofacile.blogspot.com