LA SARDEGNA NEL MONDO ROMANO FINO A COSTANTINO IN TRE TOMI USCITI OGGI PER UNICA-PRESS
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I Romani sottrassero la Sardegna – almeno stando a Polibio – con l’inganno e con giustificazioni inaccettabili: occuparono un’isola vasta, popolosa e fertile, senza esser stati provocati, molti mesi dopo il trattato che chiudeva la prima guerra punica. Questa sarebbe stata la causa principale della guerra annibalica, dopo la proditoria occupazione delle città, delle terre, delle miniere da parte dei mercenari per conto dei Romani, alla vigilia della rivolta di Hampsicora.
A partire da questo momento, le mille eredità culturali, linguistiche, istituzionali, giuridiche, economiche paleosarde e cartaginesi in Sardegna si confrontarono, anche militarmente con Roma, dimostrando una complessità e una dignità che andavano ben al di là della sola esperienza punica.
Furono i populares, in particolare Cesare e poi Augusto, ad avviare un processo di “romanizzazione” di quella che Cicerone conosce ancora come la natio Sarda, processo che non oscurò mai completamente la cultura locale, ma che divenne inarrestabile e che si accompagnò con il nuovo immaginario dell’isola felice (eudàimon), che godeva di una mitica abbondanza di prodotti ed era abitata dalle Ninfe del mare e della terra. Questo volume vuole tentare di ribaltare la prospettiva di interpretazione della storia della Sardegna, non più come isolata, ma inserita attivamente nel mondo romano, richiamandosi ai grandi maestri che hanno studiato l’importanza decisiva della fase romana fino a Costantino e ben oltre.
Dietro questo libro c’è l’appassionato lavoro sul campo di generazioni di studiosi impegnati con coraggio in grandi imprese sempre più internazionali, con uno sguardo largo e un orizzonte finalmente aperto: a loro siamo debitori di tante scoperte, di tante intuizioni, di tanti scambi e confronti all’interno dell’ecuméne romana.
L’opera si compone di tre tomi.