Si è tenuta nei giorni scorsi la presentazione del libro di Rosamaria Maggio, dal titolo “Migrazioni italiane in Tunisia. Storia dei Montelatici dagli inizi dell’ottocento”, presso la Sala Ennabli della Biblioteca Sabatino Moscati del Museo di Cartagine sulla collina di Byrsa. L’incontro è iniziato con i saluti di Samir Aounallah, storico e archeologo tunisino della Scuola Archeologica Italiana di Cartagine. Ha dialogato con l’autrice Rita Sanna, dell’Associazione dei biografi “Storie e memoria”.
Memoria, ricordi del passato
“Ho sempre pensato che ognuno di noi sia la Storia di altri, dei propri antenati, dei propri familiari, di coloro con i quali ci si accompagna nella vita. Anche il DNA ne viene influenzato. Nella ricerca di me stessa, come tanti, ho sempre guardato alla storia della mia famiglia subendone il fascino”, scrive l’autrice nel suo libro. Rosamaria Maggio è la prima nipote di Guido Locci Montelatici, figlio dell’ultima tunisina di famiglia: da lui ha appreso l’importanza del racconto orale, che ancora costruisce il suo rapporto con il presente e con il futuro. Con questo lavoro vuole ricordarlo.
Alla presentazione del libro sono state proiettate diverse foto di oggetti antichi di grandissimo valore e ben conservati, foto di famiglia e dei luoghi della città di Tunisia, come Rue Sidi El Murijani, Medina di Tunisi, a fianco alla Chiesa del Sacre Coeur, dove viveva la famiglia Montelatici. “Stiamo in una terra della memoria personale, ma che era sempre una memoria collettiva. L’autrice costruisce il rapporto tra la storia di memoria. Tante storie diventano un percorso di studio di ricerca, la storia corale di un territorio e memoria condivisa”, ha affermato Rita Sanna, dialogando con l’autrice.
Rosamaria Maggio ha parlato degli spostamenti della famiglia Montelatici dalla Toscana, alla Tunisia e infine alla Sardegna, di appartenenza a culture diverse. L’autrice afferma: “E poi andando ad indagare, ho capito che non partì da solo, ma con quei Desideri e coi Visconti e con una serie di famiglie, tra cui alcune già citate tra i Frediani e i Finzi nel 1830. I tunisini confermano che si spostarono esuli post rivoluzionari. La domanda è: perché la Tunisia e non un altro posto? L’ipotesi che ho fatto e che trova riscontro, è che la Tunisia in quel momento rappresenta un luogo dove si poteva arrivare tranquillamente. E infatti il trattato della tregua potrebbe dare una spiegazione: il mare più tranquillo dopo l’accordo tra il Granduca di Toscana e Tunisi consente di attraversare il Mediterraneo”.
A questo aggiunge: “Questa storia fa parte degli italiani che sono venuti in Tunisia, un periodo di spostamento poco studiato, quello della prima metà dell’Ottocento, la mia famiglia fa parte di questa migrazione che non era una migrazione economica, ma prevalentemente politica. Si trattava di giovani che scappavano per motivi politici dopo i moti risorgimentali; ci furono anche molti ebrei che non andarono via per i motivi di persecuzione religiosa, perché non avevano nessuno problema in quanto ebrei, ma in quanto rivoluzionari, e quindi vennero in Tunisia perché nel 1822 ci fu il trattato della tregua tra il Bey di Tunisi e il Granducato di Toscana che impegnava i due Stati a vigilare contro la pirateria e contro lo schiavismo. Probabilmente questi giovani ebbero delle condizioni di sicurezza per poter emigrare in Tunisia”.
(Da L’Altra Tunisia)